di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Sarà anche preparata su buy now pay later e interazioni online, ma la famigerata GenZ italiana è fanalino di coda in Europa quanto ad assicurazione: il 70% dei 23-27enni ammette una conoscenza inadeguata di prodotti e servizi assicurativi rispetto alla media Ue del 55%.
Secondo una recente survey Deloitte su oltre 10mila giovani, il 59% dichiara di possedere almeno un prodotto assicurativo rispetto al 67% dei connazionali Millennials e GenX e al 73% dei coetanei europei. Oltre alle note scarse competenze finanziarie, i motivi del gap risiedono soprattutto nella dipendenza dal nucleo familiare di appartenenza (il 43% dichiara di vivere con i genitori, rispetto al 26% degli europei) e nei premi considerati costosi (22%).
Prezzo e coperture sono senz’altro due fattori chiave nella valutazione di ogni polizza, tranne quelle Vita, tuttavia la nostra Gen Z appare meno preoccupata dei costi rispetto agli utenti più maturi e presenta ulteriori criteri differenziati per linee di business: in ambito Casa emerge ad esempio l’importanza della sostenibilità, mentre in ambito Motor, Salute e Infortuni la disponibilità nell’offerta di servizi aggiuntivi (dispositivi di telepedaggio, device indossabili…).
La maggior parte del campione mette Casa (41%), Salute (37% inclusi Infortuni) e Vita (36%) tra i bisogni primari, differenziandosi da Millennials e GenX solo per una maggiore sensibilità verso specifiche coperture legate ad asset propri dei “nativi digitali”: dispositivi elettronici (17%), beni digitali (16%), mobilità alternativa (14%) ma anche animali domestici (21%), attrezzatura per hobby (11%) o sport (8%).
La minor penetrazione assicurativa – in un contesto purtroppo non esaltante neanche per le fasce d’età più adulte – evidenzia naturalmente promettenti opportunità di sviluppo su questo target, anche alla luce di un percepito complessivamente positivo verso le compagnie: gli intervistati le descrivono come necessarie (35%), utili (32%), efficaci (28%) e moderne (18%).
Non è finita: il 31% dei Gen Z italiani è disposto a consigliare ad amici e parenti un brand in cambio di benefici addizionali o sconti, e a consentire il monitoraggio individuale dei propri rischi da parte dei player; molto meno a condividere dati personali aggiuntivi (14%).
Nel report la sorpresa è rappresentata dal fatto che, nonostante la dimestichezza con internet e app, i giovani italiani continuano a preferire – per ciascuna linea di business – canali di acquisto tradizionali (agenti, broker, filiali bancarie); come le altre categorie di clienti, inoltre, sono aperti ad acquistare polizze da provider non assicurativi. La sfida è adattare il business model aziendale alla crescente esigenza di protezione della Gen Z, per intercettarla e fidelizzarla in vista dei bisogni futuri che subentreranno.