Nonostante siamo il Paese dei tribunali ingolfati dalle cause, penali e civili, le polizze di tutela legale sono tra le meno diffuse nella generale ritrosia degli italiani a garantirsi dagli imprevisti: basti pensare ciascun cittadino spende in assicurazioni mediamente appena l’1,8% del Pil pro capite (meno di 40 mld l’anno incusa l’Rc auto obbligatoria).
L’ultimo numero di Plus24 dedica una pagina al ramo delle coperture legali: i 543 milioni di euro di premi totalizzati a fine 2023 tra corporate e retail incidono solo per l’1,42% sulla raccolta Danni complessiva delle 65 compagnie attive in Italia nel segmento (non tutte specialistiche), dunque questa tipologia di prodotti rappresenta una delle business line con più prospettive di crescita.
Uno sviluppo che, a nostro modo di vedere, s’interseca con quello dell’Rc civile e professionale: nelle polizze AmTrust, ad esempio, la tutela legale rappresenta una componente agganciata alla polizza multirischio e non un contratto “stand alone”, preferito invece dalle imprese.
Anche se naturalmente alcuni soggetti vi sono molto più esposti – in virtù delle loro attività e responsabilità – il rischio di ritrovarsi invischiati in un procedimento giuridico, per i motivi più vari, riguarda ogni cittadino o impresa; da qui, l’estrema profilazione delle soluzioni offerte in questo comparto.
I player più importanti sullo Stivale sono Uca, Roland, Tutela Legale e soprattutto Arag e DAS (gruppo Generali): proprio questi ultimi due – entrambi ospiti alla recente edizione dell’Italy Protection Forum 2024 di Milano – hanno parlato dell’attuale contraddizione tra status di prodotto di nicchia e bisogni di massa coperti, di formazione specialistica delle reti distributive e in particolare della sfida del mercato delle Pmi.
Oltre a garantire agli stessi avvocati di vedersi pagate le prestazioni, la soluzione assicurativa è ben diversa dal tesseramento alla bisogna con associazioni di categoria, che permette di usufruire di un’assistenza circoscritta quasi sempre alla mera consulenza su una limitata materia di controversia, senza arrivare alla difesa nell’aula di giustizia e – l’aspetto più importante – consentire la scelta del proprio difensore.
A ben vedere, la tutela legale – come quella sanitaria per la salute o climatica per le catastrofi – aiuta anche lo Stato ad assolvere a un diritto costituzionale, rimborsando quelle spese legali spesso indicate dalla popolazione come primo e unico motivo di rinuncia a far valere le proprie ragioni davanti a un giudice. Purtroppo in questo campo non è pensabile una partnership pubblico-privato che mutualizzi il servizio, per ovvi motivi di conflitto d’interesse.
Samuele Marconcini (DAS): “Squadra, Servizio e Business. Le 3 parole chiave del nostro 2024”