di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Il fatto che la bozza del Dm sull’obbligo di copertura catastrofale prescriva la misura, all’art.1 comma 101, per i beni delle aziende “tenute all’iscrizione nel Registro delle imprese ai sensi dell’articolo 2188 del Codice civile“ lascerebbe intendere, secondo quanto osservato di recente dall’esperto Maurizio Hazan sul Sole 24 Ore, che tutte le minori iscritte alle sezioni speciali – da quelle artigiane a quelle a conduzione familiare – ne sarebbero escluse.
Sarebbe un sostanziale azzoppamento della legge perché, secondo i dati ANIA, il 72% delle medie e il 97% delle grandi imprese è già assicurato: per loro potrebbe bastare adeguare o integrare i contratti in essere, se in corso all’imminente pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. Solo il 4% delle micro (1-9 addetti) e il 19% delle piccole (10-49 dipendenti) è coperto invece dagli eventi naturali, e si tratta delle realtà più bisognose di supporto finanziario per la ripartenza in caso di disastro. Basti pensare alla miriade di botteghe e negozi, tra i primi ad allagarsi essendo su strada, cuore pulsante del nostro commercio e ultimo miglio della filiera: possibile che siano esentati?
Un tentativo di evitare di fargli perdere le agevolazioni creditizie pubbliche, che verrebbero meno se non firmassero una polizza per loro forse troppo onerosa? In verità, meno realtà sottoscrivono il prodotto e meno i prezzi dei premi scenderanno. O forse, essendo spesso le piccole imprese anche le meno assicurabili, un escamotage per edulcorare l’elevata capacità e solvibilità che comporta l’obbligo a contrarre per le compagnie? Anche perché non è detto che duri per sempre il periodo d’oro che stanno attraversando grazie (anche) al rialzo dei tassi di interesse.
D’altronde, nel testo non è espressamente specificato nemmeno che si parli di sola iscrizione alla sezione “ordinaria”. Il legittimo dubbio, se leggervi una specifica o un’interpretazione estensiva, fa capire quanto dovrà essere dettagliato e puntiglioso il provvedimento licenziato dai ministeri per assolvere alla funzione chiarificatrice a cui è chiamato, ed evitare di andare incontro a fraintendimenti e controversie sulla disciplina: ben venga quindi un supplemento di tempo, per l’emanazione, se servirà a ingranare il mercato sui binari giusti.
Al momento si tratta ancora solo di una bozza, dunque tutt’oggi aperta a modifiche e integrazioni. Certo – per rendere il meccanismo finanziariamente sostenibile per i 3 attori (Stato, assicuratori e imprenditori) – l’esclusione di una fetta consistente di potenziale clientela avallerebbe una mutualizzazione monca in partenza (contando che sono già fuori dal perimetro le aziende agricole, dotate di apposito fondo) finendo col promulgare il classico provvedimento ottimo nelle intenzioni, ma annacquato nella sua realizzazione pratica.
A ben vedere anche l’esclusione di cicloni, trombe d’aria e maremoti dagli eventi indennizzabili – come delle merci dai beni tutelati e della business interruption dalle perdite -, come la stessa introduzione di limiti di indennizzo rapportati alla dimensione aziendale e la loro libera trattativa in caso di valori oltre i 30 miliardi, vanno tutte nella direzione di diluire – almeno nella fase iniziale – l’impatto di una legge che poteva essere di portata epocale ma che, allo stato, obbliga solo le compagnie e per nulla le imprese, cioè il soggetto da proteggere. Tutto e subito non si può avere: probabilmente è già un grosso passo avanti l’esser riusciti a riconoscere l’ineludibilità dell’assicurazione per tamponare la distruttività dei fenomeni sismici/idrogeologici, e a mettere nero su bianco delle linee guida operative per districarsi nel mercato; pur senza implementare dei range di premio fissi o una sorta di fac simile di contratto – come forse si aspettavano alcuni – che prescindesse dall’esposizione dell’assicurato.
Basteranno tre mesi per recepire l’apparato normativo? Vedremo, ma il percorso è tracciato: da questa pietra miliare, non potrà che seguire un continuo aggiustamento e aggiornamento del dispositivo. Tra i prossimi passi, c’è già quello – altrettanto complicato – di estendere l’obbligatorietà alle case dei cittadini.