L’IVASS ha comunicato lunedì scorso alle associazioni dei consumatori che da inizio mese, quando è stato tolto il blocco ai riscatti delle polizze ex Eurovita ora Cronos Vita, non si è verificata alcuna corsa al rimborso anticipato da parte dei clienti.
Le richieste pervenute da allora sarebbero circa 15mila: numeri in linea con il trend del segmento Vita (che ha contato deflussi netti per 15 miliardi di euro nei primi 9 mesi 2023, specie nel ramo I, a causa della concorrenza di conti deposito e dei più volatili rendimenti netti dei Btp), dunque assolutamente gestibili e perfino in calo negli ultimi giorni, a sancire una volta di più la definitiva soluzione del primo e finora unico importante caso di default nel settore assicurativo italiano. Secondo i calcoli del Sole24Ore, al 16 novembre scorso le domande di riscatto hanno riguardato il 3,5% dei 400mila contratti in essere, corrispondenti a 1,1 dei 15,5 mld di riserve (il 7,7% del totale).
La newco, insomma, ha liquidità per sopportare cifre anche di molto superiori e la clientela deve averlo capito: la nuova realtà guidata dall’esperto dg Alessandro Santoliquido è forte di una Solvency al 150%, e presto le loro gestioni separate finiranno definitivamente nelle acque sicure dei 5 Big del comparto. E c’è sempre il finanziamento ponte da 4 mld della rete di banche distributrici. A onor del vero oggi, al termine dell’articolato iter di sistema durato 9 mesi, si potrebbe dire che gli assicurati ci hanno addirittura guadagnato dall’operazione di salvataggio.
Alla luce del lieto fine del dossier, forse ha ragione Ania a reputare eccessiva la dotazione finanziaria del Fondo di garanzia dei rami vita, pari almeno allo 0,5% delle riserve tecniche dei rami vita in 10 anni, recentemente istituito dal governo proprio in scia all’affaire Eurovita. “Tenuto conto dell’attuale livello delle riserve matematiche (800 miliardi a giugno 2023, di cui 200 di polizze di ramo III), l’ammontare di 4 miliardi sembra sovradimensionato” ha detto la presidente Maria Bianca Farina in audizione sul ddl Bilancio 2024, considerato che la vigilanza tiene già alta la guardia sulla Solvency II e che il rimborso al cliente è previsto comunque fino a massimo 100mila euro. In Francia e Germania, ad esempio, hanno dotazioni pari rispettivamente allo 0,5 e 1 per mille.
L’associazione delle compagnie chiede dunque di ridurre il target del Fondo, differenziando “la contribuzione tra le polizze di ramo III per le quali all’assicurato è sostanzialmente dovuto il solo valore dei titoli sottostanti, e le altre dove le prestazioni sono garantite”; e di portare la quota a carico delle compagnie allo 0,4 per mille con la possibilità di contribuirvi anche utilizzando il credito d’imposta in parola.