Le reti distributive stanno mettendo a punto ognuna le sue soluzioni personalizzate per la clientela, in attesa dello sblocco dei riscatti di contratti di assicurazione e di capitalizzazione sottoscritti con Eurovita, così come delle domande di prestiti sulle polizze.
Il sito della compagnia ricorda che la sospensione non riguarda “le liquidazioni dovute in caso di scadenza e sinistro né richieste di riscatto e anticipazioni relative a forme pensionistiche complementari“. Per tutto il resto, Fineco si affida al rapporto diretto della rete di consulenti finanziari col singolo cliente per fare fronte a piccole liquidità tramite fidi o finanziamenti agevolati. “Sono allo studio soluzioni più strutturate” spiega Fineco, che saranno comunicate ai consumatori “non appena la situazione permetterà di definirle“. Anche i consulenti Fideuram e Credem stanno analizzando le specifiche esigenze di ciascun contraente per delle soluzioni ad hoc, ritagliate sul caso particolare. La stessa Sparkasse, che sta già offrendo finanziamenti, annuncia che continuerà a farlo “anche se ci fossero ulteriori proroghe dei riscatti” nonostante le poche richieste arrivate finora. “In Italia, dove è predominante la cultura territoriale del credito, nessun risparmiatore è corso in banca – sostiene Stefano Achermann, Ceo della società di consulenza Be-Shaping the future, con un occhio alle crisi Svb e Credit Suisse -. Qui il rapporto fiduciario banca-cliente resta ancora fortissimo: la territorialità è un paracadute importantissimo” che mancherebbe invece a banche e assicurazioni solo online.
A ogni assicurato saranno comunque garantiti capitale e rendimento. In effetti, tutti gli attori in campo sono ottimisti sulla felice e rapida soluzione del dossier Eurovita, con il benestare del Mef: una volta in cassa a compagnie solide, non ci sarebbe più ragione di affrettarsi a riscattare le gestioni separate se non per reinvestirle in prodotti attualmente più redditizi dei prodotti di risparmio vita italiani con garanzia sull’investimento. Da una parte le banche distributrici sono chiamate a farsi “garanti” dei prodotti di ramo I, subentrando nei contratti dei clienti che vorranno riscattare: non è ancora chiaro se tramite la via della polizza in pegno o se con un cambio di contraenza, con gli istituti di credito che dovrebbero anticipare ai clienti il valore di riscatto accollandosi eventuali perdite causate dalla vendita forzata dei titoli minsuvalenti presenti in portafoglio. Dall’altra i Big dell’assicurazione invece (Generali, Intesa Sanpaolo Vita, Unipol, Poste Vita e Allianz) stanno vagliando come dividersi lo “spezzatino”, anche perché le 11 gs in questione sono molto eterogenee per quantità e qualità degli attivi e per rendimenti medi retrocessi, sebbene in quasi tutte i titoli governativi dell’area euro siano superiori al 70%. Complessa anche la divisione del mondo delle unit linked: ben 169 fondi interni assicurativi tra accordi distributivi con reti e di bancassurance, ma il 90% non supera i 10 milioni.
Ad ogni modo – se la paura è un effetto domino sull’intero sistema – la redditività degli assicuratori vita italiani per il 2023 dovrebbe sì essere intaccata da un aumento dei riscatti, a causa di tassi di interesse più elevati, ma la liquidità dovrebbe rimanere ampia ed è improbabile che capitale e rating ne risentano. Lo afferma Fitch Ratings in un nuovo report sul tema dopo l’ultimo sui conti delle grandi compagnie europee, e dopo che negli scorsi mesi questi problemi hanno portato al commissariamento di Eurovita. Anche i recenti dati Ania mostrano che il tasso di riscatto mensile medio del settore è leggermente aumentato nel 2022 accelerando verso la fine dell’anno, specie a novembre e dicembre. Il trend è continuato a gennaio 2023, con i payout totali pari a 5,6 miliardi di euro, +55% annuo. Ma il cambio di comportamento della clientela non deve destare troppo allarme. “Il rapido aumento dei tassi di interesse da metà 2022 – sostengono gli esperti dell’agenzia – ha portato alcuni clienti a incassare i loro vecchi contratti vita e a cercarne di nuovi che offrano migliori rendimenti“, ad esempio i titoli di Stato italiani a 10 anni, commercializzati alla clientela retail. Nonostante l’ipotetica perdita di profitti realizzati sulle polizze riscosse in anticipo, Fitch non prevede però implicazioni diffuse sul credito per il nostro settore vita: “Storicamente il legame tra tassi di interesse e di riscatto in Italia non è stato forte, in gran parte a causa dell’inerzia dei clienti – si legge nel report -, e non prevediamo che i riscatti aumentino abbastanza da bruciare gli utili o esaurire il capitale“.