Generali, Poste Vita, Intesa Sanpaolo Vita, Unipol e Allianz avrebbero detto ok alla controproposta al loro piano di salvataggio per Eurovita inoltrata dalle 15 banche più coinvolte nella distribuzione dei prodotti della compagnia in amministrazione straordinaria, riguardanti le ripercussioni dell’operazione sui loro conti.
Gli istituti avrebbero dunque ottenuto un bilanciamento più equo degli oneri della paventata corsa al riscatto, dovendo subentrare nel contratto e anticipare la liquidità necessaria a rimborsarlo in cambio di titoli sottostanti spesso minusvalenti. Si tratta tra le altre di Intesa, Fineco, Fideuram, Credem, Sparkasse, Cassa di risparmio di Volterra, Popolare Puglia e Basilicata, Banca Profilo, Banca Consulia, Gruppo Iccrea e Cassa Centrale cui fanno riferimento diverse Bcc. Tutte insieme rappresenterebbero circa il 90% delle polizze di cui, nonostante l’accelerata impressa alla trattativa negli ultimi giorni, sembra difficile evitare il prolungamento dello stop al riscatto da parte dell’Ivass per almeno un altro mese.
Andare oltre il 30 luglio potrebbe rivelarsi controproducente, ma i tempi sono stretti considerati anche solo quelli burocratici che richiedono la presentazione al Mef di un accordo vincolante e la successiva suddivisione di un portafoglio premi da circa 1 miliardo in 5 rami d’azienda uguali per 500 milioni di euro, così da rialzare adeguatamente la Solvency. Con la sparizione del brand Eurovita, i clienti si ritroveranno un’identica polizza garantita però dai Big del comparto. Per Carlo Cimbri, presidente del gruppo Unipol, il dossier è prossimo alla svolta: “La vicenda mi sembra favorevolmente incanalata nelle ultime ore – ha affermato ieri al congresso Fabi -. Non c’è assolutamente alcun rischio sistemico per il settore finanziario connesso“, trattandosi di una piccola compagnia a cui “400mila persone hanno incautamente affidato i propri risparmi“. Secondo Cimbri le banche distributrici, che hanno proposto ai loro clienti di investire nella raccolta Eurovita, devono anche provare a disincentivare i riscatti una volta concluso il cosiddetto “spezzatino”.
Eurovita e le Altre: l’Aumento dei Riscatti non intacca Utili e Capitali