Nella prima metà del 2017 in Italia il mercato del risparmio gestito ha continuato a crescere e ad attrarre notevoli flussi di capitale da parte dei risparmiatori. A giugno 2017 il patrimonio del risparmio gestito ha raggiunto un nuovo massimo storico superando Euro 2.000 mld con un incremento di circa Euro 75 mld rispetto a fine 2016 (+4%). Si tratta del sesto anno consecutivo di crescita del patrimonio.
A trainare la raccolta nel primo semestre dell’anno è stato il comparto relativo alle gestioni collettive; da inizio 2017 il saldo netto tra sottoscrizioni e riscatti di fondi comuni è stato pari a 45 mld di euro mentre il patrimonio ha raggiunto Euro 1.013 mld.
I Piani Individuali di Risparmio (Pir), introdotti a partire dal 2017 dalla scorsa legge di Stabilità con l’obiettivo di veicolare una parte del risparmio verso le piccole e medie imprese italiane, hanno riscosso un successo superiore alle attese. Nei primi due trimestri dell’anno sono stati raccolti Euro 5,3 mld e si prevede di arrivare a Euro 10 mld entro la fine del 2017.
Oltre 30 Sgr italiane ed estere hanno lanciato fondi comuni definiti “Pir compliant”. Complessivamente i fondi Pir compliant sono 44 di cui 27 di nuova istituzione e 17 fondi preesistenti che sono stati adeguati alla nuova normativa. Alla luce dei risultati registrati nei primi due trimestri dell’anno le stime governative, che inizialmente prevedevano una raccolta di Euro 18 mld in cinque anni, sono state riviste al rialzo a Euro 50 mld.
L’avvio del mercato italiano dei Pir ha avuto effetti rilevanti sui segmenti della borsa in cui sono quotate le azioni delle Pmi che in Italia valgono in termini di capitalizzazione circa il 10% dell’intera borsa. Nel corso del 2017 i volumi di scambio nei segmenti delle società a piccola e media capitalizzazione sono aumentati in misura molto elevata e gli indici delle small e delle mid cap (il Ftse small e il Ftse Star) hanno registrato entrambi rialzi nell’ordine del 30% da inizio anno, un valore circa doppio rispetto all’indice generale Ftse Mib. Si calcola che in Italia la diffusione di questi strumenti potrebbe far affluire nei prossimi cinque anni un ammontare aggiuntivo pari al 30% del capitale flottante nei segmenti small e mid cap del mercato.
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