Anno nuovo, problemi antichi: per il 60% degli italiani una maggior collaborazione pubblico-privato risolleverebbe il nostro servizio sanitario, in crisi nera.
Secondo la survey diffusa oggi dall’Osservatorio Sanità di UniSalute e Nomisma, la maggioranza dei cittadini vede nell’integrazione assicurativa una possibile soluzione a liste d’attesa interminabili e prestazioni parziali, erogate col contagocce.
Anche la più ampia disponibilità di date e orari e la facilità nella prenotazione rappresentano un plus; la miglior qualità del servizio, invece, è citata solo dal 13% del campione.
Già oggi per molti controlli la tendenza è quella di rivolgersi direttamente a ospedali, cliniche, ambulatori e medici non necessariamente convenzionati con compagnie e mutue, soprattutto per cure odontoiatriche (92%), esami della vista (76%), visite ginecologiche (71%), test dell’udito (69%) e visite dermatologiche (62%).
Lo sa bene la compagnia del Gruppo Unipol, protagonista dell’ultimo Health Insurance Summit, che a fine anno ha ristrutturato l’offerta digital proprio per venire incontro alle rinnovate esigenze dei clienti.
Nonostante ciò, solo il 32% degli intervistati pensa sia necessario differenziare le prestazioni offerte da Ssn e sanità privata. In cui non mancano tuttavia criticità: il 78% riscontra un aumento dei costi rispetto al pre Covid e il 36% nota che i tempi di attesa si sono allungati anche nel privato.
Inoltre, si dovrebbe incrementare quel 66% di pazienti che si dicono soddisfatti delle terapie ricevute: segno che determinati problemi investono ormai l’intero panorama dell’assistenza sanitaria italiana.
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