di Giuseppe Gaetano, editori in chief
In Italia “si comincia finalmente a vedere qualche segno degli effetti delle riforme strutturali introdotte nel corso degli anni e da ultimo stimolate dal PNRR“.
Il presidente Ivass e direttore generale Bankitalia, Luigi Federico Signorini – nel suo intervento ieri, alla 56esima Giornata del Credito a Roma – ha invitato però il sistema finanziario a non cullarsi sugli allori: “Le riforme che funzionano, proprio per questo vanno consolidate e sviluppate” ha detto, citando in particolare quella del sistema pensionistico e annunciando che “si è cominciato a por mano anche alla regolamentazione macroprudenziale del sistema degli intermediari non bancari“.
Non sono finiti né i rischi – “frammentazioni, conflitti e eventi climatici di gravità crescente” – né le sfide, su tutte “l’avanzamento della tecnologia che incombe tanto sulle imprese quanto sugli intermediari finanziari” e “il ritardo italiano” nella sua adozione. “Il rapporto Draghi è un opportuno richiamo” ha concluso.
Rapporto menzionato anche dalla presidente ANIA, Maria Bianca Farina, e che quantifica nel 2% del Pil europeo “la necessità di investimenti per completare la transizione digitale, la decarbonizzazione, e nel frattempo bisognerebbe investire anche nelle infrastrutture – ha affermato – mentre gli italiani dovrebbero risparmiare per investire nelle loro pensioni“. Per convogliare il risparmio sugli investimenti occorre anche “la leva fiscale” e la revisione di alcune regole, come i parametri della direttiva Solvency II.
“Sarebbe estremamente utile anche un debito pubblico comune, che finanziasse i progetti comuni – ha aggiunto –, bisogna far sì che confluiscano sugli investimenti risorse pubbliche e private: in questo le assicurazioni possono giocare un ruolo veramente importante“, gestendo 960 miliardi di euro di investimenti nel nostro Paese (oltre a versare in media circa 11 mld all’anno nelle casse dello Stato, garantendo quasi 30 mln al giorno di risorse monetarie per la spesa pubblica). Farina ha evidenziato inoltre “il problema della sottoassicurazione sui rischi sanitari, previdenziali, informatici e catastrofali che a livello europeo è stimato a 3.000 miliardi di dollari”.
Presente al convegno, il presidente ABI Antonio Patuelli ha affermato di vedere “germogli di ripresa” nella nostra economia, a cominciare dal calo dell’inflazione che “sta dando alla BCE la possibilità di riduzioni dei tassi di interesse in anticipo rispetto a tante altre banche centrali“: tagli – ha ribadito – anticipati a loro volta dai tassi di mercato, più bassi da diversi mesi rispetto a quelli di riferimento.
Secondo Patuelli in Italia “l’offerta di credito resta abbondante“, adesso “il problema è di fiducia e che quanto il mercato finanziario valuta possa essere anche valutato da imprese e famiglie, in modo da innestare un ciclo virtuoso di investimenti” ha spiegato, sostenendo in questo senso di apprezzare il piano Transizione 5.0 “al di là della complessità nell’attuazione“. Da Patuelli, una battuta anche sul caso UniCredit-Commerzbank che sta scuotendo il settore: “Non sono i governi a decidere sulle operazioni di mercato, è la BCE“.