8 Ottobre 2024

Decreto Cat Nat: Rischi e Costi troppo Diversificati, IVASS per le polizze Multirischio

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Alcuni giorni fa, ospite a Torino del convegno di Assiprovider e Unione Industriali su “Rischi catastrofali e coperture: novità legislative e problematiche attuative“, il consigliere IVASS Riccardo Cesari ha fissato degli ulteriori tasselli sul provvedimento legislativo varato ormai quasi un anno fa dal governo Meloni. E più se ne parla, più spuntano nodi che il prossimo decreto dovrà sciogliere perché la norma non resti sul generico e sostanzialmente inattuata.

Intanto è chiaro che gli eventi naturali di cui parla la legge sono solo sismi, alluvioni e frane; mentre le aziende agricole godono del Fondo Agri Cat anche contro gelo, brina e siccità. Per questo sono esonerate da ciò che, per le altre, ci si ostina a chiamare obbligo sebbene come sanzione per l’inottemperanza “si «tiene conto» in sede di erogazione di contributi, sovvenzioni, agevolazioni, inclusi quelli connessi ad eventi calamitosi” rammenta Cesari: dunque, non è neanche detto che debbano rinunciarci in toto. La multa, per le compagnie inottemperanti che rifiutano o eludono l’offerta, va invece da 100mila a 500mila euro come previsto dal comma 107. I beni da coprire sono in pratica tutte le immobilizzazioni materiali tranne “gli attivi circolanti come il magazzino e simili“, dunque sarebbero escluse merci e mancati introiti dovuti a rallentamento o interruzione d’attività.
Che immobili gravati da abuso edilizio e non conformità non siano assicurabili, ci pare un’ovvietà. Ormai noto il resto del contenuto: il contratto deve avere premi proporzionali al rischio e la copertura è prevista fino al 100% per asset fino a un milione di euro, al 70% per valori fino a 30 mln (con uno “scoperto o franchigia” fino al 15% del danno), libera negoziazione tra le parti per cifre superiori. Inoltre Sace può fungere da riassicuratore a prezzi di mercato, fino al 50% degli indennizzi con 5 miliardi annui nel triennio 2024-2026 (che evidentemente sarà posticipato al 2025-2027 visto il ritardo nell’emanazione del testo) con garanzia statale “esplicita, incondizionata, irrevocabile, a prima richiesta e senza regresso“.

Questo per quanto attiene al dispositivo. Venendo al sospirato decreto, in estate l’Istituto di vigilanza – tra gli attori al tavolo interministeriale – ha pubblicato una documentata analisi sull’attuale business dei rischi catastrofali in Italia e Cesari ha spiegato i numerosi aspetti pratici bisognosi di specifiche e da lui stesso elencati. Ad esempio, la copertura vale anche per le catastrofi indotte dalle 3 suddette tipologie o da altre? Oltre a un provvedimento che ufficializzi lo stato di calamità, occorre la definizione topografica della zona colpita? Come comportarsi in caso di immobili in affitto da persone fisiche non soggette all’obbligo, con l’eventuale traslazione dell’obbligo sull’utilizzatore/conduttore? La somma assicurabile è riferibile al valore di ricostruzione, inclusi i costi di allineamento ai nuovi standard costruttivi? Vanno spiegati inoltre “la congruità del massimale e l’applicazione del principio del primo rischio assoluto in alternativa alla regola proporzionale“, così come “la capacità assuntiva delle compagnie che deve riferirsi alla loro specifica propensione e tolleranza al rischio, come stabilite dalla normativa Solvency II“, senza dimenticare “le regole dell’intervento riassicurativo di SACE e la ripartizione di premi e costi“.
Il problema è che la probabilità di accadimento di eventi estremi non è uniforme sulle aree dello Stivale, bensì può variare e di molto a distanza di appena qualche decina di chilometri: la situazione frastagliata richiederebbe un approccio caso per caso, che è nella direzione opposta in cui sta cercando di muoversi l’esecutivo fissando paletti e pilastri per disciplinare il business che risulterà dalla messa a terra delle linee guida operative.

Anche il grado di conoscenza e di valutazione dei rischi è molto diverso” ammonisce Cesari: se “il terremoto è valutato con modelli quantitativi relativamente più robusti” altrettanto non si può dire, ad esempio, delle frane “su cui è disponibile molta meno informazione ed expertise modellistica” o dell’alluvione “assai più complesso e incerto” da prevedere, nei tempi e nei modi, visto che tra l’altro non stiamo facendo granchè per evitare che il clima continui a cambiare. Inutile alzare muri divisori e piazzare paratie se intanto si continua a cementificare, annullando di fatto la capacità del suolo di assorbire acqua. A un anno dalla travagliata approvazione, ad esempio, il Pnacc deve ancora partire. In tali condizioni, se si vuole evitare di promulgare un decreto sostenibile ma monco, “è certamente una buona cosa la creazione di contratti multirischio – suggerisce il consigliere Ivass – che dovrebbero ridurre costi e fabbisogni”. Riusciranno a far raggiungere al sistema imprenditoriale, e poi alle famiglie italiane, una mutualità sufficiente? Altrimenti “il premio puro per una città del centro-sud potrebbe essere diverse decine di volte quello di una città del Nord”, riproponendo la forbice geografica che da sempre divide la penisola.
Anche di questo si parlerà domani, mercoledì 9 ottobre, al ReInsurance Day di EMFgroup, nel convegno che per la prima volta precederà i consueti incontri riservati tra riassicuratori, broker e compagnie cedenti finalizzati al rinnovo dei trattati in scadenza. Sulla piattaforma online dell’evento il programma e la possibilità di registrarsi per seguire in presenza, al Westin Hotel di Milano, la mattina di lavori aperta al pubblico. PLTV.it è media partner.

Riassicurazione NatCat: costruire il Futuro dell’Offerta assicurativa | 9 Ottobre a ReInsurance Day

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