5 Settembre 2024

Decreto Catastrofali improntato a Omogeneità e Flessibilità, faro ANIA sul mercato dei Rischi

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Per beni fino a un milione di euro la compagnia è tenuta ad assicurare il 100% del loro valore; fino a 30 mln almeno il 70%; oltre, si negozia.

Le aziende potranno scegliere se tutelare impianti, macchinari e attrezzature – inclusi quelli in leasing – separatamente o con coperture differenti in base alla zona geografica; mentre le compagnie potranno dichiarare un’esposizione massima, che sarà poi verificata dall’Ivass, e organizzarsi in pool.
Il Sole24Ore aggiorna quanto filtra dalle riunioni in corso sul decreto attuativo che disciplinerà l’obbligo di copertura catastrofale per le imprese, in questo caso riguardo lo schema di convenzione Sace, con le condizioni per riassicurare i rischi assunti dal comparto. Manca ancora l’approvazione di Mef e Mimit e il parere Ivass prima che il testo sia sottoposto al Consiglio di Stato, l’obiettivo generale del dispositivo è comunque uniformare i prodotti che irromperanno sul mercato entro 3 mesi dall’emanazione del decreto e rendere economicamente flessibili i criteri della legge per tutti e 3 gli attori: governo, assicurazioni e imprenditori. Nella bozza che circola in queste ore tra ministeri e addetti ai lavori c’è anche la puntuale definizione di terremoti, frane e alluvioni (che includono inondazioni e esondazioni); ciascuno da considerarsi come singolo evento naturale fino a 72 ore dopo il suo primo manifestarsi. Sono esclusi dal risarcimento i danni provocati dall’uomo, e non sono pochi ad aggravare i bilanci delle perdite.

Intanto, aspettando il decreto, ANIA sta riportando da quest’estate degli interessanti spunti di riflessione sull’argomento all’interno della sua rassegna stampa “Panorama Assicurativo”. Come quelli forniti dall’indagine del CSEF “Are People Willing to Pay to Prevent Natural Disasters?” su un panel di 5.000 cittadini italiani intervistati con frequenza trimestrale da ottobre 2023, per valutare la volontà dei di contribuire a un fondo pubblico per finanziare investimenti volti a proteggere le aree esposte al rischio idrogeologico, rilevando che la divulgazione di notizie e quindi la maggior consapevolezza del rischio induce ad aumentare anche la disponibilità individuale a pagare per tale policy. Tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare, tuttavia – informando meglio l’intera popolazione in età lavorativa – la ricerca conclude che si potrebbero raccogliere fino a 0,26 miliardi di euro all’anno. Eppure,sebbene l’assicurazione sia uno strumento chiave per gestire la mole imprevedibile di perdite che le catastrofi sono in grado di arrecare, la stragrande maggioranza delle nostre famiglie – così come delle nostre micro aziende e Pmi – non sono coperte dai rischi legati agli eventi estremi affidandosi a risparmi, credito, programmi di assistenza, aiuto economico di familiari e amici, oltre che alla buona sorte. Il tema è importante perché senza il sostegno pubblico, sarà molto difficile per i governi attuare le misure necessarie a salvare le sue stesse casse.

Naturalmente anche le assicurazioni corrono i loro pericoli eccome, legati in particolare alla loro capienza: un altro lavoro, su Springer, rileva un impatto significativo delle dipendenze tra rischi di transizione climatica e rischi fisici sulla probabilità di default e sulla redditività di una compagnia danni, nonostante gli effetti mitiganti della riassicurazione di tipo stop loss e dell’adeguamento dei prezzi.
Da SSRN arriva poi un report sui fattori che incidono nel disegno ottimale delle polizze parametriche, spesso indicate come la soluzione più oggettiva al problema della stima del danno visto l’indennizzo è funzione di un vettore di variabili attestato da un ente terzo: correlato al danno subito dall’assicurato, produce un indice di perdita calcolato in maniera matematica. Il vantaggio principale risulta quello di eliminare il problema del rischio morale, ed evitare costi di gestione dei sinistri associati alla valutazione delle perdite effettive; resta però il rischio di base trattenuto dal cliente, che il trigger del prodotto non vi corrisponda. Sempre su SSRN, a luglio, un secondo paper afferma che la riassicurazione obbligatoria pubblica, equa dal punto di vista attuariale, riduce i costi delle polizze dirette e aumenta la probabilità che queste vengano offerte porta a una riduzione del 21% dei premi delle assicurazioni dirette e a un aumento dell’11% della probabilità che la copertura assicurativa venga offerta. Il report è condotto a proposito del fenomeno dei cicloni in Australia, ma la formula – che esclude sovvenzioni governative, meramente assistenziali e mai risolutive – è estendibile ovunque ci siano difficoltà di accesso alla copertura a causa delle tariffe elevate.

Tra gli obiettivi non dichiarati della nostra legge sull’obbligatorietà della copertura, c’è infatti anche quello di scongiurare l’abbandono dell’operatività dei player, per lo meno in alcuni territori estremamente vulnerabili dal punto di vista sismico e idrogeologico. Una “ritirata” strategica di fronte alla sostanziale imponderabilità di un cambiamento climatico contro cui si sta facendo ancora troppo poco a livello globale, come quella che sta avvenendo negli USA da dove – al di là degli approcci completamente differenti dei singoli Stati – giungono esempi inaspettati di polizze statali che integrano, anziché contrastare, i segnali di prezzo derivanti dalla fuga degli operatori privati. Dopo la mutualizzazione, è la concorrenza che abbassa i premi, non certo l’oligopolio.
L’attualità dell’affaire catastrofali è mondiale e il decreto allo studio in Italia – tra i temi portanti del ReInsurance Day 2024, il 9 e 10 ottobre a Milano – è solo un tassello di una strategia enormemente più vasta di tamponamento delle conseguenze fisiche e finanziarie del cambiamento climatico, a partire dal crollo del Pil e dall’impennata dell’inflazione.

Rischi Catastrofali: Cat Bond e Unione Assicurativa per Aiutare la Riassicurazione

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