di Giuseppe Gaetano, chief editor
Il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, parla di qualche miliardo di euro di danni ma è ancora presto per fare i conti dell’alluvione abbattutosi in questi giorni sulla regione.
Scene di morte e devastazione ormai regolarmente si ripetono da anni in tutta Italia: nella tremenda alluvione del 2000 in Piemonte le perdite economiche sfiorarono i 4 miliardi e il conto per le assicurazioni fu di 430 milioni; eppure l’Italia continua ad essere drammaticamente sottoassicurata contro i cambiamenti climatici e gli eventi meteo estremi, come denunciato dall’Ivass nell’after event dell’Italy Protection Forum di EMFgroup dedicato alle coperture agricole e dalle società e compagnie partecipanti all’ultima edizione di Vinitaly, intervistate da PLTV. Anche in Emilia Romagna a rimetterci saranno soprattutto le piccole aziende e le case delle famiglie. Secondo i dati Ania del 2022, oltre il 90% delle grandi imprese e il 67% delle medie sono coperte dalle alluvioni. Le piccole e micro imprese, invece, raggiungono rispettivamente il 28% e appena il 3%: non è un gap da poco considerando che costituiscono la fetta più ampia del nostro tessuto produttivo, e senza incentivi agli imprenditori è destinato ad aumentare. Per quanto riguarda le abitazioni dei privati, a livello di media nazionale solo il 5% è coperto dall’alluvione. La percentuale sale lievemente al 6,2% nel Nord e al 7% proprio in Emilia Romagna, pur con vistose differenze provinciali: dall’8% di Bologna al 3,6% di Forlì-Cesena. Per Bankitalia ogni anno le alluvioni mettono a rischio un patrimonio abitativo del valore di 1000 miliardi, con danni quantificabili per 3 miliardi, e l’area più a rischio è il distretto idrico del Po.
“Serve un sistema di gestione preventiva dei rischi – avverte Ania -, ad oggi la diffusione delle coperture Cat Nat è molto ridotta. La soluzione più efficace è l’adozione di uno schema nazionale di copertura assicurativa contro gli eventi catastrofali basato su mutualizzazione del rischio e partnership tra settore pubblico e privato, come avviene in tanti altri Paesi. Il sistema assicurativo è pienamente disponibile a supportare la scelta con modelli sui vari scenari” là dove lo Stato non riesce a farsi carico di tutte le perdite. Grazie alla disponibilità di questi modelli previsionali più accurati che in passato, oggi l’assicurazione può preallertare sui rischi integrandoli nei premi e ridurne l’impatto finanziario, limitando l’esposizione a situazioni catastrofali con prodotti flessibili e parametrici. Intanto ci si lecca le ferite e si salva il salvabile. Allianz ha avviato task force e protocolli a supporto di clienti e agenti delle zone colpite, per trattare in via prioritaria le denunce di sinistri legati alla sciagura, con deroghe sui tempi di pagamento. Si muovono anche governo e banche, con il blocco delle riscossioni tributarie e dei mutui per imprese e residenti anche di Marche e Toscana. Credem ha stanziato un plafond da 2,7 miliardi, UniCredit da 1 miliardo euro, Gruppo Iccrea da 300 milioni, Cassa Centrale da 200 milioni per finanziamenti chirografari e ipotecari a condizioni agevolate e assistiti da garanzie pubbliche.
E sono già partite le moratorie su leasing e prestiti personali in essere. Nuove iniziative saranno prese da altre compagnie e istituti nelle prossime ore. Non siamo tuttavia gli unici a sottostimare il pericolo inondazioni: sono il fenomeno che colpisce di più l’intero pianeta e solo l’anno scorso hanno provocato il 31% delle perdite economiche globali per catastrofi naturali; eppure, rileva Swiss Re, solo il 17% di queste era coperto da una polizza. “Gli assicuratori devono prestare alle alluvioni la stessa attenzione che riservano ai pericoli primari, come gli uragani, quando si tratta di analizzare i dati sui sinistri e sulle esposizioni“, avverte il gruppo svizzero. Con la gradine rappresentano i due principali rischi da cui le aziende si tutelano ma ci sono anche siccità, frane, cicloni e terremoti tra le diverse calamità da cui proteggersi, per cui vanno attivate estensioni specifiche. Non crea disastri solo il clima impazzito ma, ovviamente, anche l’incuria umana nella messa in sicurezza del territorio e la pessima manutenzione delle infrastrutture ordinarie, ormai vetuste.
Se tutte le imprese stipulassero anche una polizza per danni all’ambiente (e non solo per quelli ricevuti dalla sua distruzione) – come una proposta di legge in corso di approvazione sta provando a incentivare tramite sgravi fiscali – probabilmente si mitigherebbero intensità e frequenza di tali eventi estremi giacché cura dell’ambiente e tutela delle risorse significano prevenzione di eventi estremi e quindi miglior assunzione del rischio e controllo dell’imprevisto. Lo scorso 14 febbraio l’Eiopa ha avviato un progetto pilota sull’inclusione delle misure di prevenzione per il contenimento dei rischi nella sottoscrizione di prodotti, perché il mercato europeo è ancora lungi da una standardizzazione nei contratti dei “rami danni”. L’economia di un Paese è troppo importante per non essere assicurata e il business della protection dalle catastrofi sarà sicuramente centrale in futuro visto che, continuando a investire in cemento e fonti fossili e rinunciando a una costosa riconversione energetica, gran parte del mondo sembra aver abdicato alla mission di frenare il cambiamento climatico, di cui non resta quindi che rincorrerne le mutazioni e ripararne ex post i disastri.
Swiss Re: in Italia 37 Miliardi di Danni in 10 anni, Gap Assicurativo dell’87%