Il trasporto merci aeronavale da Russia e Ucraina scoperto dai danni miliardari a cui è esposto.
Secondo il Sole 24 Ore, i rischi che corre l’export verso l’Europa di materie prime non colpite dalle sanzioni internazionali – come Gnl, metalli e fertilizzanti – spaventerebbero le compagnie assicurative e in particolare i riassicuratori britannici, statunitensi e giapponesi. I P&I (Protection & Indemnity) Clubs – associazioni di mutua assicurazione create dagli armatori che offrono le polizze obbligatorie per danni a cose e persone da incidenti in mare, inclusi i disastri ambientali causati dai naufragi – non sono sicuri di riuscire ad affrontare nel 2023 gli ingenti risarcimenti danni già provocati quest’anno dalla guerra.
Tra bombardamenti su navi cargo e sequestri di mezzi aerei, le richieste ammontano a decine di miliardi. In una sola causa, intentata dalla Dubai Aerospace Enterprises, ai Lloyd’s di Londra – tra i leader delle assicurazioni e riassicurazioni marittime – sono stati chiesti 875 milioni. Nel comparto operano anche colossi europei come Munich Re, Swiss Re, Hannover Re e Scor. Il quotidiano non cita quali società abbiano effettivamente deciso di ridimensionare l’esposizione al conflitto, ma i contratti si rinnovano entro il primo gennaio e dunque a giorni la situazione potrebbe apparire più chiara.
Anche l’embargo Ue al greggio russo sbarra la strada alle polizze delle compagnie occidentali, se venduto oltre il price cap di 60 dollari al barile. L’unica fornitura salva è quella di cereali dall’Ucraina, garantita dal corridoio Onu, per cui c’è un’assicurazione ad hoc offerta da 21 compagnie attraverso la “AsOne Black Sea Facility”, guidate da Ascot e dal broker Marsh.