di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Verso il quarto rinvio consecutivo per l’obbligo di copertura catastrofale per le imprese, da quando è stato promulgato più di un anno fa.
Il Parlamento ha accontentato le associazioni di categoria e – con la sponda del governo – ha inserito nella conversione in legge del decreto Bollette anche la proroga di 7 mesi della scadenza, per “consentire il superamento dell’emergenza energetica” senza ulteriori aggravi per le aziende: l’emendamento presentato in commissione Attività produttive alla Camera dall’esponente FdI, Riccardo Zucconi, la sposta al prossimo 31 ottobre. Proprio a ridosso del ReInsurance Day 2025, l’evento EMFgroup che ogni autunno raccoglie a Milano compagnie cedenti, riassicuratori e broker per favorire gli incontri finalizzati al rinnovo dei trattati, riguardanti in particolare le catastrofali naturali.
Del resto anche a Palazzo Chigi devono essersi convinti che la conta dei nuovi assicurati, tra qualche giorno, avrebbe rivelato il clamoroso flop del provvedimento tra le circa 4 milioni di realtà interessate dalla normativa. L’unico problema è che il testo approderà in Aula il 7 aprile, cioè dopo la scadenza dell’obbligo fissata ancora al 31 marzo. Dai rumors circolanti nei palazzi, la proroga – quando e quale sarà – appare tuttavia segnata, se non altro perché è stata proposta dal partito di maggioranza della premier Giorgia Meloni, ripetutamente sollecitata in tal senso da Confindustria e Cna, solo per citare alcune rappresentanze di settore.
Nonostante sia legge da gennaio 2024, il decreto attuativo di Mef e Mimit è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale solo il primo del mese e – al contrario delle compagnie, tutte munite da tempo per contrarre il rischio secondo le norme – le aziende sono rimaste indietro e chiedono più tempo per chiarire, in un tavolo di confronto con l’esecutivo, i tanti punti critici effettivamente presenti nel dm. “Ad esempio, cosa deve assicurare chi dispone di beni strumentali e attrezzature di valore modesto che non hanno una sede fissa? Come si gestiscono le relazioni assicurative tra proprietario delle mura e locatario?” chiede Confartigianato auspicando “l’introduzione di una soglia sotto la quale si configuri il rischio non significativo” e dunque una dispensa dall’obbligo; senza accorgersi che a quel punto lo Stato – che già non è tenuto a ripagare la ditta all’imprenditore – si sentirà autorizzato a centellinare ancora di più le risorse pubbliche da destinare a ricostruzione e ristoro delle attività colpite.
Unimpresa calcola che i premi per alcune Pmi arriverebbero addirittura a 12mila euro annui, senza contare che “si trovano già a fronteggiare il peso dell’aumento dei costi energetici, dell’inflazione e della stretta creditizia“. Cambierà qualcosa fra 7 mesi?
Tra le ultime organizzazioni a sostenere il posticipo, ieri, Legacoop per cui “la misura, così come formulata, scarica interamente sulle imprese oneri economici significativi, senza tener conto delle effettive condizioni di accesso al mercato” specie per “le piccole realtà attive nei comparti più esposti come agricoltura, logistica e costruzioni“. In realtà l’agricoltura è esclusa dalla norma, tuttavia è indubbio che l’ecosistema pubblico-privato debba includere anche incentivi e strumenti mutualistici per la platea di destinatari, se vuole colmare il protection gap e garantire una copertura adeguata come si prefigge.
Soprattutto – pur comprendendo e approvando le ragioni di fondo della legge – la categoria vuole capire bene a cosa e a quanto esattamente rinuncerebbero, se alla fine decidessero comunque di non stipulare questa benedetta polizza danni cat nat. Le compagnie invece, come dicevamo, sono pronte a partire e – secondo rumors di stampa – sarebbero favorevoli semmai a “sospendere le sanzioni temporaneamente ma non l’obbligo”, altrimenti “si impedirebbe la mutualità e si procrastinerebbe una situazione di grande fragilità del Paese rispetto ad altre economie avanzate”. Esattamente il contrario di quanto caldeggiato da PLTV: ma che senso ha interrompere l’erogazione di aiuti e sovvenzioni, una volta firmato il contratto?
E perché la clientela dovrebbe firmarlo, se le sanzioni sono appunto momentaneamente bloccate? Gli imprenditori ci tengono a non perdere gli aiuti: è questo il “ricatto” che impone cogenza al provvedimento, non una data. Finché la loro sfiducia – verso Stato e player – farà vivere la legge come l’ennesima tassa, non si raggiungerà mai quell’autentica mutualità dei rischi che sola consentirà di calmierare i premi delle polizze per le troppe micro e piccole imprese vulnerabili, situate in aree geografiche del Paese fragili dal punto di vista sismico e idrogeologico.
Tutto sommato, ben venga più tempo se servirà all’esecutivo per dipanare ogni matassa, spiegare bene l’operazione agli interessati, stanziare più incentivi e agevolazioni per la conversione “verde” della produzione nazionale, e quindi convincere tutti i potenziali contraenti a compiere il gran passo. Altrimenti saranno solo mesi sprecati. Certo, viste le difficoltà per far digerire la “tassa” alle aziende, la strada per estendere l’obbligo di copertura alle case dei privati appare molto più in salita di quanto di potesse immaginare.
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