La normativa Ue sugli aiuti di Stato penalizza fortemente le medie, piccole e microimprese italiane attive nell’intermediazione assicurativa: non considerando il principio di proporzionalità e assimilandole a compagnie e banche, vengono escluse da agevolazioni contributive e sovvenzioni.
E nel caso delle misure Decontribuzione Sud e Under 36, volte a favorire l’assunzione soprattutto dei giovani, l’Inps sta addirittura contestando la fruizione di contributi già percepiti e richiedendo indietro somme e interessi legali.
È il contenuto della lettera congiunta inviata a istituzioni europee e nazionali dalle associazioni di categoria ACB, AIBA e SNA (rappresentative insieme di 12.000 iscritti, per un volume di premi intermediati di circa 38 miliardi di euro): numerose normative emanate nel nostro Paese, infatti, escludono dalle risorse finanziarie tutti gli operatori del settore identificati secondo il Codice Ateco K Attività finanziarie e assicurative, anche quelli che – per dimensioni e caratteristiche – rientrano nella definizione di Pmi secondo il diritto europeo.
Risorse invece disponibili per altre Pmi, per il solo fatto di afferire ad altri comparti economici: una stortura interpretativa – secondo le 3 associazioni – perché accomuna nella classificazione di attività assicurativa realtà imprenditoriali, che svolgono attività di agenzia o brokeraggio, molto diverse tra loro per organizzazione e capacità finanziaria e che rappresentano la maggioranza degli intermediari operanti in Italia. Per questo chiedono alla Commissione Ue di introdurre un approccio modulare, che tenga conto delle minori potenzialità di alcuni operatori del mercato.