Un provvedimento che danneggia gli agenti e che non porterà alcun beneficio nelle Casse dello Stato. È quanto ha sottolineato il presidente di Anapa Rete ImpresAgenzia Vincenzo Cirasola, incontrando i parlamentari di maggioranza e opposizione per sollecitare la soppressione dalla Legge di Bilancio per il 2024 (AS n. 926) della disposizione che prevede l’inclusione della ritenuta di acconto per gli agenti di assicurazioni.
Nelle schede di lettura alla Legge di Bilancio, l’introito previsto con la introduzione della ritenuta d’acconto, è stato stimato in 583 milioni nel 2024 e in 778 milioni nei tre anni successivi. “Ma in realtà la norma – ha spiegato Cirasola – non porterà un centesimo nelle casse pubbliche, perché fondata su un’inverosimile ipotesi di evasione fiscale, che emergerebbe proprio grazie al provvedimento”.
Lo Stato, richiamandosi alle risultanze del “Monitoraggio dell’evasione fiscale e contributiva”, stima che i compensi dichiarati dagli intermediari del settore assicurativo (broker, agenti, subagenti, produttori e procacciatori d’affari), pari a € 9,3 miliardi nel 2021, siano significativamente inferiori a quelli effettivamente percepiti e che, secondo il dossier parlamentare, sarebbero ammontati in quell’anno a ben € 19 miliardi.
La ritenuta d’acconto farebbe appunto emergere il sommerso, determinando gli introiti sopra indicati.
In pratica, secondo le stime del Governo, ci sarebbe una presunta evasione fiscale (irpef e Ires), del 51% che è del tutto fantasiosa, visto che gli intermediari ricevono le provvigioni dalle proprie mandanti, che sono società quotate in borsa o con i bilanci comunque certificati, con i mandati di pagamento sempre tracciati. La stima sulla presunta evasione, non trova alcuna rispondenza con i dati di mercato, ampiamente verificabili.
Dalla relazione dell’Ania (associazione delle imprese assicurative) si ricava che nel 2022, le imprese del settore – hanno versato complessivamente agli intermediari € 8,6miliardi a titolo di provvigioni (vita e danni) per la distribuzione delle polizze. Di questa somma, circa 6 miliardi, sono transitati attraverso le agenzie di assicurazione, le altre tramite altri canali o altri costi, che vanno rimborsati agli intermediari.
“Quindi – sottolinea ancora Cirasola – i 9,3 miliardi dichiarati, sono addirittura superiori agli 8,6 mld effettivamente pagati dalle Imprese e non c’è dunque alcun sommerso da far emergere. L’unico vantaggio per le casse pubbliche, sarà quello di anticipare, di qualche mese, introiti di imposte che in ogni caso sarebbero versate alla scadenza naturale”.
La norma, piuttosto, è atta a produrre significativi danni agli intermediari:
-la misura toglie liquidità alle agenzie, soprattutto le più piccole – quelle finanziariamente più fragili – tenuto conto, per giunta, che la ritenuta si calcola al lordo mentre le imposte da compensare successivamente per l’esercizio si pagano al netto delle spese sostenute dagli agenti;
-la rete distributiva del settore assicurativo sconta un difficile momento congiunturale di mercato, con gli indicatori tecnici che sono entrati in territorio negativo in alcuni dei rami in cui l’intermediazione agenziale detiene le maggiori quote (assicurazioni sulla casa e Rc Auto). Questo comporta il venir meno di quella parte di provvigioni che sono vincolate al positivo andamento degli indicatori tecnici e della sinistrosità.
-Non si comprende perché tale provvedimento ha eliminato l’esenzione della ritenuta per gli agenti di assicurazione, mantenendola invece per gli altri soggetti compresi nell’originaria norma di legge, ad esempio le agenzie di viaggio, le quali giustamente anche meritano la stessa estensione delle agenzie di assicurazioni.
Per queste considerazioni, Anapa auspica che il provvedimento venga espunto dal testo definitivo della Legge di Bilancio, che il Parlamento si appresta ad approvare.