di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Nel 2023 l’industria assicurativa mondiale ha pagato quasi 100 miliardi di euro per sinistri legati a catastrofi naturali e in Italia ha registrato il massimo storico di danni assicurati: oltre 6 mld, di cui 5,5 causati da eventi atmosferici e 800 milioni dalle alluvioni in Emilia Romagna e Toscana.
E’ forse il principale dato uscito fuori oggi dall’assemblea generale ANIA – che quest’anno celebra anche l’80esimo anniversario della sua fondazione – proprio mentre bombe d’acqua, inondazioni e frane stanno flagellando il Nord. Le stime aggiornate indicano che in Europa solo il 25% delle perdite sono assicurate e – per la presidente Maria Bianca Farina – “l’Ue potrebbe fare la sua parte (ad esempio istituendo la figura di un commissario assicurativo unico come già proposto, ndr) e sviluppare un nuovo approccio su come gestire collettivamente questi rischi con i diversi stakeholder, comprese le autorità pubbliche“.
E’ ciò che sta faticosamente cercando di fare il nostro governo a livello nazionale, con la prossima emanazione del decreto attuativo sull’obbligo di copertura per le imprese a cui ANIA sta lavorando con Mef e Mimit: i titolari dei due dicasteri, Giancarlo Giorgetti e Adolfo Urso, sono apparsi in video con un messaggio ribadendo l’assoluta importanza del provvedimento “attualmente in fase di attuazione“; mentre Farina ha annunciato che “nelle interlocuzioni delle scorse settimane sono stati fatti importanti passi avanti” nella definizione degli “aspetti contrattuali e tecnici della norma” e nella “creazione di un pool di compagnie ad adesione volontaria che, sfruttando il principio cardine della mutualizzazione, sarà in grado di ridurre il costo delle coperture per le imprese e quello del capitale per le compagnie“.
“Dobbiamo ricorrere alle polizze, non possiamo più pensare che lo Stato possa intervenire sempre e per tutti: non ci sono le risorse per far fronte ad un’emergenza pressoché quotidiana” dichiarava in contemporanea a Sky TG24 il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci, commentando appunto i disastri del maltempo in Piemonte e Val d’Aosta. In media solo il 5% delle nostre 4,5 milioni di imprese – è stato ricordato – ha una copertura contro i fenomeni naturali, con differenze notevoli in base alle dimensioni aziendali: dal 97% delle grandi, al 72% delle medie, al 19% delle piccole, fino al 4% delle micro.
Non va meglio lato residenziale: appena il 6% delle 35,3 milioni di abitazioni civili esistenti è assicurato nonostante l’80% sia esposto a un livello di rischio medio/alto dal punto di vista sismico e idrogeologico. Per questo ANIA è tornata a esortare il governo affinché l’obbligatorietà della polizza contro le calamità naturali “sia rapidamente ampliata alla proprietà immobiliare privata anche con l’ausilio, almeno in fase di avvio, di incentivi fiscali“.
Tra gli altri dati della relazione: il volume totale di premi si attesta a 130 mld, in linea con l’anno precedente; e la raccolta del Vita in flessione del 3,5% a causa della forte contrazione dei premi per le polizze unit linked (-32%) tuttavia “è stata rivitalizzata l’offerta di prodotti tradizionali“, con un +9,2% a/a per il ramo I “che ha permesso di contenere il deflusso netto di risorse“. Inoltre al 31 dicembre scorso “gli investimenti in polizze Vita rappresentavano il 14% del risparmio delle famiglie italiane, pari a quasi 960 mld, di cui circa 250 in titoli di Stato italiani“.
Nel Danni i premi sono aumentati invece del 6,6% – esattamente la stessa percentuale riscontrata dalla recente analoga relazione annuale Ivass – e quelli Non Auto sono cresciuti del 7,7% “con una progressione molto sostenuta per le polizze salute” ha affermato Farina dal palco. E appunto, tornando alle sfide della protection nei prossimi anni, non è solo il clima a impensierire clienti e compagnie ma – come evidenziato in più occasioni, dalla relazione all’assemblea 2023 all’ultimo Insurance Summit – anche il welfare: “La necessità di una diffusione capillare delle coperture per non autosufficienza e di sanità di secondo pilastro – ha dichiarato a margine del meeting Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza – sono emersi con particolare evidenza, si tratta oramai un’urgenza” considerate le criticità del Ssn.
Riguardo il comparto Danni, in particolare, il presidente Ivass Luigi Federico Signorini ha chiesto – nel suo intervento – maggiore trasparenza e chiarezza agli operatori quando modificano le clausole dei prodotti: “Abbiamo di recente rilevato, a seguito delle segnalazioni di associazioni di agenti e broker, casi di inserimento nei contratti di clausole che attribuiscono alla compagnia la facoltà di modificare unilateralmente le condizioni al momento di un tacito rinnovo” quando, proprio “per i rischi legati ai cambiamenti climatici, ci sono questioni di sostenibilità tecnica” che vanno considerate: occorre garantire almeno “l’adesione espressa del cliente alla clausola, l’operatività di essa solo in presenza di un giustificato motivo indicato nel contratto e la previsione a favore del cliente, soprattutto per i contratti in corso, di meccanismi compensativi o di uscita dal rapporto senza oneri e spese“.
Requisiti essenziali per la stessa validità di tali clausole: “Approfondimenti sono in corso – ha concluso Signorini –: ci risulta che alcune compagnie stiano già valutando una revisione della prassi, invitiamo tutte a riflettere con attenzione“.
Presente in sala il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mentre la premier Giorgia Meloni ha inviato alla platea un messaggio salutando il settore assicurativo come “alleato di cui famiglie e imprese non possono fare a meno, perché fornisce protezione contro gli eventi avversi e offre soluzioni per la gestione del rischio investendo a lungo termine. Il nostro obiettivo è costruire un’Europa dove sia conveniente investire e fare impresa, questo vuol dire anche abbandonare la logica dell’iper-regolamentazione che in questi anni ha reso il quadro normativo una selva burocratica e amministrativa, finendo per limitare la competitività” anziché favorirla.