Il peculiare percorso di costituzione dell’arbitro assicurativo fatica a seguire i colleghi bancario e finanziario, attivi già da tempo nei rispettivi comparti e spesso suoi sostituti in campo.
Il processo di messa a terra sconta senza dubbio criteri di operatività più articolati ma a consentire agli attori di ragionarci più a lungo, forse, è anche il fatto che la maggior parte di esposti alle assicurazioni e reclami inviati all’IVASS si risolvano in un nulla di fatto, e quasi mai sfocino in cause legali. Ad ogni modo, nonostante i solleciti dell’autorità di vigilanza, dal 2018 – quando fu istituito per legge – non si riesce a venire a capo del perimetro decisorio e dei collegi giudicanti.
Eppure l’arbitro assicurativo sarebbe efficace come modello rapido ed economico per dirimere le controversie.
Dato per certo entro il 2020, nel 2022 era ormai “in dirittura d’arrivo”; gli ultimi aggiornamenti a fine 2023, con l’iter ancora in corso a tempo indeterminato e il segretario generale IVASS Stefano De Polis ad ammettere come non sia semplice far sedere allo stesso tavolo “portatori di interessi contrapposti, e a volte in forte dialettica: oltre al canale bancario e postale, i prodotti assicurativi sono collocati da agenti e broker, spesso legati tra loro da articolati schemi di collaborazione verticali e orizzontali“.
Accertamento della responsabilità e quantificazione dei danni sono inoltre “difficili da dimostrare con i soli mezzi probatori documentali consentiti nel procedimento arbitrale: non dimentichiamo infatti che l’Arbitro non può ricorrere a consulenze tecniche”.
Sede e organico sono già pronti ma – come per l’obbligo di copertura dai danni catastrofali – anche qui compagnie e clienti (ma anche i distributori) sono in attesa di un decreto attuativo, in questo caso interministeriale, che dev’essere emanato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy di concerto con quello della Giustizia.
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