di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Forse non arriverà neanche a ottobre il decreto interministeriale sull’assicurazione catastrofale per le imprese.
Si preannuncia quanto mai attuale la 4° edizione del ReInsurance Day di EMFgroup, il 9 e 10 ottobre prossimi a Milano, di cui la nostra testata sarà media partner esclusivo: è l’unico evento italiano, e fra i soli 3 europei, interamente dedicato al delicato rinnovo dei trattati di riassicurazione e da quest’anno – accanto alla trattative private con le compagnie cedenti – ospiterà anche un forum con i Big del comparto: l’occasione per un punto della situazione su una materia tanto critica, direttamente con i suoi protagonisti (alcuni già riuniti a marzo in occasione dell’Italy Protection Forum 2024).
A oltre 8 mesi dall’emanazione della legge di Bilancio 2024 che ha istituto l’obbligo di copertura, infatti, è stata scritta solo una bozza su indennizzi, massimali e definizioni che regoleranno operativamente il dispositivo. Mef e Mimit devono ancora inviarla all’Ivass, che a giugno ha presentato un’accurata indagine sul business italiano, da cui è emerso una volta di più come non ci sia assolutamente tempo da perdere.
Speriamo non occorrano gli anni della legge Gelli-Bianco sulla Rc sanitaria perché, nel frattempo, il mercato cambia: i sinistri causati da eventi naturali (spesso neanche così “estremi”) aumentano in tutti i Paesi, con ovvie ripercussioni anche sul nostro tariffario; i recenti bilanci semestrali di player globali e riassicuratori mostrano un’ottima tenuta ma nel 2023 in Italia, complice l’inflazione, è stato toccato il record assoluto di perdite assicurate, quasi 100 miliardi di euro.
A questo punto, per quanto si possano accelerare le lancette della burocrazia, sarà inevitabile uno slittamento dell’obbligo almeno al primo trimestre 2025. Come anticipato da PLTV, che sta seguendo da vicino il tortuoso iter di questo storico provvedimento, è impensabile che tutte le compagnie si attrezzino per contrarre dal giorno dopo l’emanazione del testo attuativo; e che in un paio di mesi, entro il 31 dicembre, centinaia di migliaia di aziende che non vogliono perdere eventuali contributi statali – quasi tutte micro o pmi – corrano a firmare una polizza che finora non avevano mai preso in considerazione e vissuta purtroppo, da troppi imprenditori, come un’ennesima tassa anziché un investimento sul proprio giro d’affari. Naturalmente chi vuole può sottoscriverla da subito, ma quanti se la sentono di affrontare gli attuali costi dei costi dei premi, senza mutualizzazione del rischio?
Le compagnie appaiono più pronte e molte da inizio anno stanno aggiornando la gamma d’offerta: Generali e SACE hanno lanciato 2 prodotti ad hoc al posto della tradizionale integrazione aggiuntiva alla polizza danni; mentre le branch di gruppi internazionali come Howden, Helvetia e Groupama stanno studiando nuove soluzioni.
Le ultime notizie ufficiali sullo stato dell’arte risalgono a inizio luglio, da parte di ANIA. Il Sole24Ore in edicola oggi riporta però alcune novità emerse durante l’estate nella messa a terra del decreto, in particolate per calmierare i prezzi. Anzitutto le grandi imprese (la maggior parte delle quali è però già coperta) dovranno assicurare solo gli asset più importanti. Il problema sono le piccole, per cui è al vaglio una specifica franchigia, scalata dal risarcimento; lo scoperto sarebbe invece fissato a un massimo del 15%. In pratica, al negoziato tra le parti resterebbero i casi di esclusione della copertura. Anche lato compagnie, il problema riguarda quelle di minori dimensioni, e dunque con ridotta capacità assuntiva: per i riassicuratori, infatti, l’obbligo a contrarre non vale.
Obbligo Assicurativo contro Danni Climatici, Strada in Salita per il Decreto Attuativo