Quando il danno è fatto, squillano i telefoni ai centralini delle compagnie assicurative. “C’è molto interesse – ha rivelato durante l’alluvione in Emilia Romagna al Resto del Carlino il titolare di un’agenzia Axa a Ravenna, Alessandro Conti – ma questo si verifica dopo ogni evento di particolare impatto, anche emotivo… successe pure per il terremoto” che interessò il cesenate a inizio anno.
La statistica indica che fenomeni come sisma e alluvione, che richiedono coperture aggiuntive da acquistare separatamente, siano destinati tragicamente a ripetersi nei prossimi mesi e anni, specie quelli legati ai cambiamenti climatici. “Sono più privati che imprenditori a richiederci informazioni – disse l’agente in occasione della già dimenticata sciagura emiliana -. Esiste qualche caso di chi è assicurato contro l’eccesso di pioggia, le cosiddette bombe d’acqua, e in questo caso vengono coperti danni nell’ordine dei 5-10mila euro“. Da qualche anno PLTV dedica un focus sulle polizze agricole all’interno dell’Italy Protection Forum di EMFgroup: un appuntamento con un mercato che sta crescendo e diventando sempre più attuale con l’acuirsi dell’emergenza climatica. L’Ivass, che avevamo già ascoltato sul tema intervistando a maggio Daniela Mariani del Servizio studi e gestione dati dell’autorità di vigilanza, è tornata sull’argomento nelle scorse settimane con il segretario generale Stefano De Polis, intervenuto alla Convention Venti23 su “Il mercato assicurativo alla luce delle nuove riforme e dei cambiamenti ambientali” organizzato da Claim Expert.
“Le estrapolazioni basate su dati storici meteoclimatici, tradizionalmente utilizzate dalle compagnie di assicurazione per stimare i rischi, non sono più in grado di apprezzare i potenziali effetti del cambiamento climatico” afferma De Polis, riconoscendo tuttavia l’importante contributo che le compagnie Danni possono dare anche al settore pubblico mettendo le proprie modellizzazioni prospettiche dei rischi al servizio di transizione ecologica, politiche di protezione del territorio, educazione finanziaria degli utenti. “Questi strumenti evoluti di gestione e valutazione permetteranno di irrobustire il pricing dei prodotti assicurativi – ha detto De Polis – e nel contempo di ottimizzare la mitigazione dei rischi delle imprese agricole, contribuendo a rendere economicamente efficiente il rapporto per entrambe le parti“. Naturalmente l’intensità dell’evento catastrofale e le stime dei danni provocabili sono proprio l’aspetto che, insieme alla frequenza, è più complesso da valutare dipendendo dallo stato idrogeologico del territorio e da quello strutturale dello stesso bene da assicurare, abitazione o impresa, con tutto ciò che vi contiene. Inoltre, si tratta di tutelare non solo dalla perdita dell’attività ma anche dal suo rallentamento, che potrebbe voler dire comunque un lungo periodo di difficoltà.
Qualche numero sul comparto, snocciolato nella relazione. Nel 2020 le aziende agricole in Italia erano 1,1 milioni – il 93,5% costituito nella forma giuridica di impresa individuale o familiare – e coltivavano 12,5 milioni di ettari di terreno, oltre 1/3 del territorio nazionale; in termini di superficie, al Sud sono più numerose ma più piccole del Nord. Nel 2022 il prodotto del settore primario era pari all’1,96% del Pil e impiegava 1,3 milioni di lavoratori. La crescita dell’export – carattere distintivo del made in Italy (di cui i derivati dei cereali rappresentano il 23,4%) – è proseguita ininterrottamente nel 2022 toccando 61 miliardi (+14,8% annuo). Altro dato importante e drammatico: nel periodo 1980-2021, la percentuale di sinistri causati da terremoti e alluvioni non assicurati si aggira intorno al 98% del totale degli eventi estremi. Investire in tecnologia sicuramente aiuta a prevenire pericoli e ridurre le perdite, ma costa come le polizze e secondo l’Istat, sempre nel 2020, le aziende agricole che avevano investito in innovazione erano appena l’11%.
Da un recente studio dell’EIOPA, l’Italia ha il più alto gap di protezione assicurativa dalle catastrofi naturali in Ue: le cause sono tante, dalle dimensioni ridottissime della stragrande maggioranza delle imprese agricole alla burocrazia per accedere ai contributi. Il Fondo di solidarietà nazionale – che contempla sia interventi compensativi ex post che strumenti di prevenzione ex ante – non basta da solo a incentivare il ricorso a misure di protezione di campi, strutture e impianti produttivi dalle calamità naturali nonostante il contributo pubblico del 70% nei contratti che prevedono un rimborso per danni superiori al 20% della produzione media annua e rispettano le condizioni del PGRA. In base ai dati Ismea – si legge ancora nella relazione – nel 2021 era assicurato poco meno di un quarto (8,9 mld) del valore totale della produzione del settore primario e appena il 10,5% delle superfici coltivate, concentrate soprattutto sulle uve da vino. I premi raccolti ammontavano a 611 milioni (+86% in 10 anni), e solo 74.200 su oltre 1 milione di aziende avevano aderito al sistema assicurativo agevolato.
“Benché oltre la metà delle aziende agricole siano concentrate a Sud, l’80% dei valori assicurati a livello nazionale si concentra a Nord – continua De Polis -. In sintesi, in Italia si assicurano le grandi aziende agricole, principalmente collocate nelle regioni settentrionali, e con una forte propensione all’esportazione“. Si spera che la situazione cambi con il PAC 2023-27, che ha destinato agli strumenti agevolati per la gestione del rischio circa 3 miliardi di fondi, allargando a 700mila il numero di imprenditori agricoli coinvolti. Il miglioramento dei PAI e l’assunzione di pratiche di risk management estese ai cambiamenti climatici dovrebbero influire su termini, condizioni e premi delle polizze.
C’è anche il Fondo AgriCAT, “disegnato per recuperare la sostenibilità delle coperture assicurative, riducendo il rischio delle compagnie“. Anche le compagnie, infatti, hanno bisogno di incentivi: dai dati ANIA, nel periodo 2011-2021 le assicurazioni attive nel comparto hanno registrato un combined ratio superiore al 110% e un rapporto sinistri/premi medio superiore al 93%, con punte oltre il 100%. “Alcune compagnie stanno modificando i prodotti, arricchendoli anche con servizi per aiutare le aziende agricole a definire i programmi di prevenzione. Dal canto loro gli intermediari assicurativi si stanno preparando ad assistere le imprese agricole per accedere alle polizze agevolate e a costruire pacchetti di coperture quanto più possibile completi” prosegue De Polis, richiamando l’opportunità di “operare tramite polizze parametriche sperimentali basate su tecnologia digitale, e gestite all’interno di blockchain, garantendo la certificazione dei dati e agevolando i controlli pubblici“. Insomma facilitare l’intera pratica online, dalla sottoscrizione all’indennizzo, può fare il suo nello smuovere il mercato.
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