14 Aprile 2025

Polizza Catastrofale obbligatoria anche per chi lavora da Casa

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Le Faq rilasciate dal Mimit, dopo quelle già diffuse da ANIA, non sciolgono proprio tutti i nodi interpretativi e operativi – avanzati da PLTV.it oltre che dalle associazioni di categoria – sull’efficace applicazione dell’obbligo di copertura cat nat per le imprese.

Fanno luce, è vero, su alcuni punti considerati particolarmente importanti, lasciandone però altri ancora più al buio. Intanto viene specificato che – in assenza di analoga e preesistente copertura, “anche stipulata da soggetti diversi dall’imprenditore che impiega i beni” – è a quest’ultimo che spetta sottoscrivere la polizza contro i danni catastrofali. Naturalmente nulla vieta alle parti – locatore e locatario – di accordarsi diversamente, dotandosi di buon senso e rivedendo nel caso i termini del loro contratto: allo Stato interessa solo che immobili, impianti e attrezzature siano coperti, non importa tanto da chi.
I beni in costruzione e i veicoli iscritti al PRA non sono soggetti all’obbligo, che naturalmente “può essere assolto anche con l’adesione a polizze collettive”: soluzione invero altamente auspicabile, per ridurre rapidamente il gap a costi più contenuti per gli aderenti.

L’obbligo, scrive il ministero, non vale neanche per le realtà che non posseggano o utilizzino nessuno dei beni elencati dalla legge: ci sfuggono quali e quante possano essere queste attività senza immobili, macchinari, attrezzi e utensili visto che perfino gli studi legali sono tenuti ad assicurarsi dagli eventi naturali. Il provvedimento coinvolge tutte le aziende e società a prescindere alla sezione del Registro in cui siano inserite: l’obbligatorietà, infatti, non è stata fatta dipendere dalla natura dell’attività esercitata, con l’obiettivo di aumentare al massimo la diffusione dei prodotti catastrofali.
Per lo stesso motivo il governo ha determinato una data esatta entro cui ottemperare alla disposizione, anziché prendere in considerazione la semplice riattivazione delle agevolazioni statali a cui si perde diritto alla stipula, a prescindere da quando questa avvenga.

Altre questioni erano note, come ad esempio i tempi di adeguamento delle eventuali polizze in essere alla scadenza dell’obbligo (sempre che contemplino sisma, alluvione e frane altrimenti sono necessarie delle integrazioni ad hoc).
Una risposta che crea matasse, mentre prova a dipanarne, è quella alla domanda numero 8: l’imprenditore che svolge la propria attività presso la propria abitazione, è tenuto a stipulare una polizza? Ebbene sì, “se l’immobile è impiegato per l’attività di impresa ricade nel perimetro dell’obbligo assicurativo per la porzione di edificio destinata all’esercizio“. Anche dipendenti e collaboratori possono lavorare però da remoto, in modalità agile o in smart working: questo significa che vanno coperte anche le loro case, o addirittura solo una loro “porzione”, in pratica una stanza? Una mossa per iniziare ad allargare l’assicurazione alle abitazioni private?

Vedremo nelle prossime settimane se, dal dibattito in corso tra organizzazioni ed enti, emergeranno nuove “Faq” anche riguardo ulteriori dubbi da sciogliere, che necessitano di maggior chiarezza:  delimitazione dell’area di copertura, in base alla dichiarazione dello stato di calamità da parte delle autorità preposte;  le porzioni di edificio abusive o costruite successivamente senza tutte le autorizzazioni, che potrebbero inficiare l’assicurabilità dell’intera struttura; l’applicabilità di un lasso temporale di 3 giorni in cui far convergere ogni fenomeno avverso (con)causato dal sinistro principale.
E ancora: l’impresa inosservante rinuncerà davvero a ogni tipo di emolumento statale – incluse le garanzie sui prestiti bancari erogate dal fondo Pmi – o solo a una parte? “Va altresì fornita una metodologia unica per la valutazione dei rischi per tutto il mercato – è tornata a chiedere Confcommercio nei giorni scorsi –, mentre il sistema tariffario deve differenziarsi nell’ambito della libera concorrenza fra compagnie assicurative”.

L’auspicio è che le quasi 4,5 milioni di imprese attese ai varchi di ottobre 2025 e gennaio 2026 – di cui il 95% micro e solo 200mila piccole (4,36%) e 25mila medie – non si riducano di nuovo all’ultimo: il sistema è complesso e occorre utilizzare al meglio – nei futuri tavoli tecnici al Mimit – questa finestra concessa dal governo per spiegare bene agli “assicurandi” ogni sfaccettatura del decreto attuativo.

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