Secondo una nuova ricerca della compagnia britannica RSA Insurance, l’aumento dei prezzi dell’energia e le turbolenze economiche, stanno portando a un drastico cambiamento nelle esigenze assicurative delle società del Regno Unito.
I risultati di un sondaggio condotto tra oltre 200 broker evidenziano il rischio sottoassicurazione per le aziende, in un periodo caratterizzato dalla forte pressione inflazionistica e dai costi crescenti che interessa tutti i settori produttivi.
E se questa è la condizione in cui versano le aziende britanniche, pensiamo al nostro Paese dove la sottoassicurazione delle imprese è un mantra che ci accompagna da decenni. Una recente ricerca effettuata da CRIF, IIA e Nomisma conferma che circa il 40% delle PMI italiane è attualmente senza copertura assicurativa. Stiamo parlando di 1 azienda su 3. Un dato poco confortante se rapportato all’attuale scenario macroeconomico molto incerto.
Sebbene la cultura assicurativa delle PMI italiane sia aumentata, con il 32% delle piccole e medie imprese italiane che hanno aumentato la propensione all’acquisto di polizze dopo l’emergenza sanitaria, la spesa annua per le coperture, circa 14.000 euro, rimane significativamente più bassa della media internazionale (22.600 euro) e sottostimare questa situazione potrebbe avere un impatto sulla redditività e la business continuity delle imprese.
Parallelamente alla bassa percezione dei rischi, anche il fattore “dimensione aziendale” incide sulla propensione a stipulare una copertura assicurativa. I dati dimostrano che le imprese di maggiore dimensione (con più di 200 dipendenti) tendono più frequentemente a sottoscrivere polizze rispetto alle organizzazioni più piccole, con meno di 50 persone.
Più del 14% delle PMI sceglie, infatti, di non assicurarsi, anche per motivi economici. Secondo un’indagine sulle imprese industriali e dei servizi (INVIND) condotta da Bankitalia, uno dei principali motivi per la mancata assicurazione è la percezione dei premi elevati rispetto al danno atteso (56%): per il 38% delle PMI Italiane il costo è il secondo aspetto più importante nella scelta della polizza.
Complice di questa situazione l’assenza di una cultura assicurativa, la mancanza di informazioni esaustive sui prodotti assicurativi e la poca fiducia nei confronti delle compagnie. Il 38% degli intervistati sostiene di non conoscere adeguatamente le assicurazioni, le tipologie di polizze e gli strumenti digitali. E questo è sicuramente un limite, soprattutto a fronte dei profondi cambiamenti che ha registrato il mercato italiano negli ultimi anni.
Tornando invece a ciò che avviene nel Regno Unito, secondo il 60% dei broker britannici ascoltati da RSA, i clienti sono preoccupati dall’incertezza economica e proprio per questo motivo, circa il 50% riduce le proprie coperture assicurative.
“L’aumento delle aziende che riducono le loro coperture assicurative riflette lo stato di ansia che provano le organizzazioni britanniche in questo periodo”, ha affermato Lee Mooney, Ceo delle linee commerciali di RSA. “Molte imprese sono preoccupate e non sono sicure di poter sopravvivere all’aumento dei costi e stanno cercando in tutti i modi di ridurre i costi. In alcuni casi, ciò significa la cancellazione o la mancata sottoscrizione di polizze assicurative che sono necessarie per la loro tutela. Questa è una strategia ad alto rischio, perché il risparmio sulla spesa assicurativa può essere una soluzione a breve termine, imposta dalla stretta sui costi, ma potrebbe avere conseguenze devastanti per la sopravvivenza dell’impresa in caso di impreviste interruzioni dell’attività”.
RSA ha inoltre scoperto che è la polizza infortuni la prima copertura a essere tagliata dalle imprese britanniche seguita a ruota dalla tutela legale e la RC prodotto.
In conclusione, il 93% dei broker intervistati da RSA ha affermato che la sottoassicurazione rappresenta un grave rischio per le imprese britanniche.