di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Quando la longevità, unita alla riduzione delle nascite, è un problema per occupazione, previdenza e soprattutto sanità.
Secondo gli ultimi dati IVASS la spesa pubblica per servizi di Ltc è di circa 38 miliardi di euro (2% del Pil) – bassa nel confronto internazionale e decrescente nelle previsioni di bilancio – mentre quella privata arriva a 33 (1,7%) ed è quasi tutta out-of-pocket: la raccolta delle polizze Ltc è infatti di soli 178 milioni, lo 0,2% dei premi Vita. Sono dati sciorinati dal consigliere IVASS Riccardo Cesari al recente convegno ‘Long Term Care. Sviluppo e sostenibilità’ organizzato dall’associazione Lavoro&Welfare: “Come si è fatto per il settore previdenziale – ha detto – è necessario anche in quello sociosanitario e dell’assistenza un più diffuso il ricorso a forme assicurative che coprano i rischi della terza e quarta età“. Inoltre “il terzo settore potrebbe offrire non solo assistenza ma anche occasioni di lavoro per le disabilità meno gravi: si tratterebbe di un nuovo welfare, focalizzato più sulle vulnerabilità ex ante che sulle fragilità ex post“.
L’Ocse stima che per soddisfare la crescente domanda di soluzioni in tale ambito nei prossimi 10 anni infermieri e addetti alla cura della persona, qualificati, dovranno aumentare del 30%. Gli investimenti in tecnologie per consulti e visite fin dove possibile digitali, servono proprio a contenere l’urgenza di massicce assunzioni di personale difficile da rintracciare: i cosiddetti “caregiver”, figure professionali spesso economicamente svalutate. A livello europeo l’European Institute for Gender Equality ha da poco riscontrato che il 30% dei cittadini svolge compiti di cura informale per parenti o amici, e metà delle famiglie che avrebbe bisogno di una Ltc non riesce a permettersela.
I fenomeni della non autosufficienza e del calo della popolazione in età lavorativa sono destinati ad avere un impatto devastante sulla tenuta del sistema Italia senza un partenariato fra Stato, compagnie e terzo settore; al pari di quello che necessita la copertura da catastrofi climatiche o cyber, di cui la gran parte di famiglie (e Pmi) è altrettanto sprovvista: un meccanismo di mutualità, alternativo al claudicante Ssn (di questi giorni la notizia di 1 medico su 3 assente per ferie e del 57% dei colleghi costretto a saltarle per tappare i “buchi”), normato con contribuzione di datori di lavoro e relativa deduzione fiscale, e le assicurazioni nel loro ruolo di “gestori” delle società di servizi. Il bisogno di check-up medici e prestazioni domiciliari è emerso anche dal recente sondaggio ANIA sulle esigenze di protection per fasce anagrafiche: apprezzate specialmente le opzioni di scelta e controllo, che consentono di modulare il prodotto sulle proprie necessità.