di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Il governo va verso il differimento di un anno dello scudo penale istituito durante la pandemia Covid, ma cambia motivazione: allora, perché medici e infermieri potevano comprensibilmente brancolare nella semi oscurità di fronte cure e terapie per un virus sconosciuto; adesso, perché corsie e reparti sono vuoti e vetusti.
La situazione ricorda un po’ quanto accade a Roma in via Cristoforo Colombo, dove – anziché sistemare radici e asfalto che rendono il percorso accidentato – la giunta ha imposto il limite di velocità a 30 km/h su tutta l’arteria a 4/6 corsie a doppio senso di marcia; così che le auto, ridotte a passo di lumaca, non possano riportare sinistri imputabili al dissesto (che resta inalterato) e rifarsi con l’assicurazione sul Comune.
È più o meno lo stesso principio “scansa-grane” che anima l’emendamento della maggioranza, inserito nel decreto milleproroghe al vaglio di Montecitorio: come la proposta di rinvio volontario della pensione a 72 anni da parte del personale sanitario, lo scudo rappresenta la stessa controversa ricerca di strade collaterali nel disperato tentativo di aggirare la questione centrale – assumere personale e ristrutturare gli ospedali – in questo caso lasciando il problema intatto (rischio di morte o danno del cittadino malato per insufficienza di risorse) e scongiurando solo la macchia sulla fedina penale dei professionisti.
Non salvaguarda, infatti, neanche l’aspetto puramente economico del mercato della medical malpractice: la lunga e costosa sequela di atti processuali e d’indagine dovrà comunque tenersi per accertare che l’eventuale decesso o danno patito dal paziente non sia conseguenza diretta dell’imperizia personale dei camici bianchi ma dell’assenza di organico e di strumenti aggiornati nel nosocomio. In pratica una negligenza assurta a causa di forza maggiore, che già costituisce una tutela dirimente contemplata dal codice.
Nel frattempo, si apprende che esecutivo e ministero della Giustizia starebbero lavorando a una riforma generale della colpa medica: saranno per caso i decreti attuativi della legge Gelli-Bianco attesi ormai da più di 6 anni? Lo scudo penale, infatti, non cambia di una virgola la possibilità per la famiglia di intentare causa in sede civile, contro il professionista e la struttura in cui opera, per il risarcimento economico: principale motivazione di ogni azione legale (che nella stragrande maggioranza dei casi non porta a nulla). Non solo: dall’immunità di fatti e inadempienze legate all’emergenza cronica del Ssn, sono esclusi gli episodi di colpa grave e dolo, che restano punibili. Il business MedMal esce dunque intatto dagli effetti del provvedimento, che anzi ne attesta l’assoluta urgenza e attualità.
Fronte risarcimenti, intanto, l’esecutivo ha colmato un antico vulnus: contemplata dal Codice delle assicurazioni fin dal 2005, il CdM ha da poco approvato la “Tabella unica nazionale” dei valori pecuniari per le invalidità gravi per il danno non patrimoniale da incidente stradale o responsabilità sanitaria di operatori o strutture: Il range tra 10 e 100 punti è calcolato in base ad entità della lesione ed età della vittima. Indicizzata all’inflazione attuale, la Tun permette di valutare a parte anche la componente morale: dovrebbe quindi sostituire le tabelle disallineate di Milano e Roma e uniformare finalmente la determinazione transattiva e giudiziale dell’ammontare delle cosiddette macro lesioni, migliorando quindi per le compagnie la previsione del peso economico dei potenziali risarcimenti e il tariffario dei premi delle polizze assicurative per gli obbligati. Per la liquidazione del danno biologico temporaneo valgono i valori per le lesioni più lievi, rivalutati l’anno scorso. La Tun avrà effetto solo sui sinistri successivi all’entrata in vigore del Dpr, che attende ancora il passaggio in Consiglio di Stato.
Occorrerà invece un ulteriore decreto per attuare quella dei baremes medico legali, per classificare le menomazioni all’integrità psico-fisica con lo spettro di punteggi, e i tempi non si annunciano brevi data la complessità della materia.
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