10 Marzo 2025

Obbligo di Assicurazione Catastrofale, perché fissare una Data?

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

C’era davvero bisogno di fissare un data di scadenza entro cui imporre alle imprese di assicurarsi dai rischi catastrofali, escludendo da quel momento in poi gli inadempienti da futuri sussidi pubblici?

Ma, soprattutto, è possibile? Non solo giuridicamente, ma economicamente: è pensabile estromettere da ogni forma di aiuto e garanzia statale quel 60% di micro e piccole imprese che tutt’oggi vi ricorre, la maggioranza delle quali non è coperta da eventi naturali (e in buona parte non lo sarà probabilmente nemmeno entro fine mese)?
Ufficialmente il testo del Dm sull’obbligo di copertura catastrofale appena licenziato da Mef e Mimit non contempla clausole o postille in questo senso: invece dell’ambigua formula del “tener conto” della mancata stipula della polizza cat nat, non sarebbe stato più semplice correlarla direttamente all’accesso ad aiuti e ristori statali? Che tornerebbero regolarmente a decorrere per le domande, ammissibili, seguenti alla sottoscrizione. Un nuovo Cda o amministratore delegato o direttore generale che subentri in un’azienda non assicurata deve pagare a vita la scelta del predecessore, senza possibilità di mettersi in regola e “sanare” la propria posizione successivamente?

Perché, dunque, non riammettere ai benefici gli imprenditori che si assicurino dopo il 31 marzo? Non subito dopo esser stati colpiti da una calamità naturale, è ovvio; sarebbe opportuno però lasciare la porta degli aiuti e delle garanzie aperta (con una validità differita) a chi – per i più vari e validi motivi, anche di liquidità – decidesse di prendersi più tempo per valutare l’offerta sul mercato, aspettando il momento per lui più propizio. Tanto più che, se il cliente intende davvero proteggersi e non solo non rinunciare ai benefit, dovrebbe trattare con l’assicuratore una serie di estensioni che riguardano pure merci e magazzino, non contemplate dall’obbligo.
La prescrizione di un termine perentorio rispondeva all’obiettivo di sollecitare e accelerare al massimo la corsa verso gli sportelli fisici e digitali di compagnie, agenti e broker? Vedremo molto presto se la tattica avrà successo. Per ora, l’unico vero obbligo in vigore è quello a contrarre per le compagnie.

Almeno – per incentivare la mutualità del rischio e abbassare i premi – il governo avrebbe potuto premiare i volenterosi con dei bonus più sostanziosi per investire nella transizione ecologica, così da rafforzare il comparto dal suo interno e innescare un domino positivo con le tariffe dei prodotti, ma a quanto pare non ci sono soldi in cassa. Per questo è stata fatta la legge. Purché, però, non serva a sollevare le istituzioni dall’impegno che devono continuare a mantenere nella messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture pubbliche, e nel sostegno creditizio alle realtà che affrontano proattivamente gli effetti del cambiamento climatico.
Una campagna mediatica, che valorizzasse la polizza cat nat come un’opportunità anziché una coercizione, è stata accuratamente scansata dal governo: avrebbe fatto solo pubblicità a una tassa, quella che (anche per l’assenza di comunicazione) tanta potenziale clientela si ostina tutt’oggi a considerare tale. Certo lo sarà se i player non contribuiranno a smontare il pregiudizio con risarcimenti rapidi e adeguati, quando presto o tardi si ripresenterà qualche calamità “naturale”.

Obbligo di Polizza Catastrofale: Esclusioni, Eccezioni, Sanzioni. Ombre e Lacune del Dm

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