di Marcella Frati, abstract da FTI Journal
Terremoti, uragani, alluvioni e anche attacchi terroristici sono eventi localizzati, le pandemie no.
I suoi rischi sono completamente diversi e possono durare mesi e soprattutto non sono confinati in un posto solo. Le pandemie si sviluppano in modo imprevedibile e mitigare il loro rischio è quasi impossibile.
Per le piccole e medie imprese, combattere la complessa minaccia delle pandemie significa, in primis, costruire una consapevolezza maggiore.
Una volta che il rischio di epidemia è riconosciuto, le aziende devono valutare la loro perdita potenziale, così i risk managers possono sviluppare piani di business continuity in base alle caratteristiche dei loro business.
Negli ultimi dieci anni, gli assicuratori hanno imparato tanto su come fare modelli sui rischi pandemici e dovrebbero essere in grado di assicurare le imprese per contenere questi rischi di business interruption causati da danni non fisici.
Il settore Assicurativo è pronto ad Assicurare la Business Interruption da pandemie?
Ci sono già alcuni esempi di sforzi da parte del settore assicurativo per fronteggiare il bisogno di coperture per business interruption dovuto a pandemie.
Ad oggi, però ci sono pochi esempi di prodotti assicurativi con questo scopo. Si ritiene che AIG abbia forse una polizza di questo tipo e che Munich Re stia investendo per sviluppare prodotti danni che coprano il rischio di pandemie.
La pandemia non è però una catastrofe naturale e gli assicuratori non possono trattarla come tale…
La scarsità di prodotti assicurativi disponibili sul mercato è dovuta alla mancanza di dati sullo sviluppo delle pandemie, i cui report sono spesso poco accurati, soprattutto in alcuni paesi e al fatto che spesso l’impatto sullo scenario economico sia spesso poco conosciuto.
Nel caso di terremoti o alluvioni, ad esempio, i danni sono invece ben conosciuti. Mentre con le pandemie non è così. Ancora ad oggi, gli assicuratori devono avvalersi della esperienza, spesso poco aggiornata e fare delle stime quando devono decidere se e come coprire questo rischio. Diventa quindi fondamentale il ruolo dei riassicuratori per lo sviluppo di queste coperture. Inoltre esiste la mancanza di dati dettagliati da inserire nei modelli, ad esempio su età, sesso, occupazione, capacità di ospedalizzazione del paese…
Considerati questi ostacoli, assicuratori e riassicuratori hanno ancora diverse sfide da gestire, che riguardano soprattutto l’underwriting, ovvero su cosa può essere assicurato e cosa no.
E’ vero che oggi ci sono tools migliori, ci sono anche migliori analytics e data, e migliori modelli assicurativi per testare il pandemic risk.
Metabiota, società americana specializzata in risk analytics, ha sviluppato un modello stocastico che parte dalle nuove tecnologie e dai big data per modellare il rischio di pandemia, denominato “Infectious Disease Model (IDM). Questo modello permette di testare milioni di scenari e capire quali potrebbero essere gli impatti economici della pandemia.
Ad esempio, questo modello potrebbe essere applicato nelle coperture:
Se le aziende PMI (ma non solo) vengono messe in stand by dalla pandemia, aspettare potrebbe essere troppo tardi…
Per questo, che a partire dalle PMI, si dovrebbero mettere in campo le seguenti azioni: