29 Gennaio 2025

Polizze agricole più care e rischiose, urgono nuovi accordi tra Stato e Assicurazioni

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Apertura immediata delle domande 2024 con procedura semplificata e precompilazione dei Pgir, tramite acquisizione dei dati delle polizze dal sistema dei Condifesa, per avviare i pagamenti già dal 28 febbraio 2025.

Dopo lo sblocco dei fondi Agricat, sono solo alcuni degli impegni assunti ieri da Agea, che tornerà a riunire la propria task force già lunedì prossimo. Un altro è il via libera entro una decina di giorni alle erogazioni per le assicurazioni agevolate delle annate pregresse, pari a circa 50 milioni di euro.  Una boccata d’ossigeno per il comparto, alle prese con contributi e risarcimenti dei sinistri versati col contagocce e soprattutto con fenomeni atmosferici sempre più estremi e imprevedibili, costati ben 9 mld di danni nelle nostre campagne solo nel 2024 (20 miliardi di perdite negli ultimi 3 anni). Coldiretti sottolinea, in particolare, il disco verde ai decreti di pagamento per la zootecnia che gli allevatori denunciavano esser fermi da un decennio, con l’inclusione per la prima volta delle aziende avicole.
L’associazione chiede una profonda riforma delle agevolazioni del sistema assicurativo agricolo, eppure – nonostante la presenza di un dispositivo importante come il fondo Agricat e la minaccia imperterrita di catastrofi naturali – le imprese agricole assicurate sono calate nel tempo anni arrivando oggi a circa 60mila sul territorio nazionale.

La causa va ricercata non solo negli inevitabili aumenti tariffari, che seguono l’impennata dei rischi, ma anche nelle acquisizioni che hanno concentrato le aziende, permettendo comunque una crescita dei valori assicurati medi. I premi delle polizze sono cresciuti per riequilibrare il conto tecnico del ramo danni, alle prese come i clienti con i rincari di rimborso e gestione dei sinistri: nell’ultimo decennio gli indennizzi per eventi idrogeologici o sismici si sono moltiplicati, per questo urgono dei piani di adattamento specifici per ogni singolo territorio o distretto produttivo, possibilmente con l’ausilio della tecnologia. Attualmente le colture vegetali rappresentano oltre il 74% del mercato assicurativo agricolo italiano, mentre il 13% è costituito da strutture aziendali e il 12% da produzioni zootecniche.
Per favorire una maggiore cultura della protezione, e calmierare i prezzi dei prodotti aumentando la resilienza dell’attività economica agli agenti climatici, si è distinto negli ultimi tempi il progetto pubblico/privato “Life Ada” capeggiato da UnipolSai: nato nel 2020 e portato a esempio dal nostro ministero dell’Ambiente alla Cop 29, il programma punta a rafforzare presìdi tecnici e strumenti difensivi a tutela dei raccolti, così che la riduzione del rischio mantenga assicurabili anche le Pmi che più faticano a sostenere i costi delle coperture e della transizione verde.

Le compagnie, infatti, sono gli “abilitatori” più interessati a far sì che il segmento riduca fragilità ed esposizione verso le calamità naturali. Sarebbe necessario che tale approccio venisse esteso quanto prima anche alle imprese degli altri comparti, che – quando uscirà il decreto attuativo – saranno interessati dalla legge sull’obbligo assicurativo. Tra l’altro, rispetto alle “colleghe”, le aziende agricole patiscono diversi altri generi di sinistri legati a piogge, grandine, vento o prolungata siccità. Per venire incontro alla clientela, anche nel 2024 non sono mancate iniziative sia delle compagnie che delle banche, quest’ultime chiamate a rivitalizzare l’accesso al credito necessario agli investimenti “green”.
Lo strumento principale per fronteggiare il gap assicurativo – e raggiungere quindi un’autentica mutualità – resta però la partnership Stato/compagnie, che non deve riguardare solo l’assegnazione di risorse ma sempre più la condivisione di dati e la messa a fattor comune di obiettivi e competenze.

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