di Giuseppe Gaetano, editor in chief
A quanto si apprende, nella prima riunione del tavolo permanente sull’obbligo di polizza catastrofale – tenutasi ieri al Ministero delle imprese e del made in Italy alla presenza di Ivass, Ania, Sace, Abi e numerose associazioni di categoria – pare che buona parte della discussione si sia fossilizzata su chi debba pagare la polizza: se chi usa impianti e attrezzature, o di chi li cede in affitto/leasing/usufrutto.
Il decreto non lo specifica, anche perché è abbastanza ininfluente per gli altri due attori del provvedimento, Stato e compagnie: è chiaro che se il costo sarà sostenuto dal locatario, questi aumenterà i prezzi al prossimo rinnovo contrattuale; se invece il premio se lo sobbarca l’utilizzatore, questi avrebbe diritto a uno sconto, sempre al primo rinnovo disponibile se non si può aggiornare in corsa il contratto. In ogni caso, è una questione che devono sbrigarsi tra loro.
Confesercenti è tra le associazioni di categoria più agguerrite su questo punto: “Il milione e mezzo di conduttori di immobili a uso turistico, commerciale e di laboratorio in affitto devono confrontarsi con i proprietari per accertare le caratteristiche costruttive e verificare l’esistenza di coperture preesistenti – scrive in un comunicato -, per questo è cruciale che sia concesso il tempo necessario per adeguare i contratti, considerando gli oneri che ricadono sui conduttori ma di cui beneficia il proprietario dell’immobile. Inoltre, gli amministratori che non rispettano l’obbligo rischiano azioni legali per responsabilità relative ai danni subiti“. Verrebbe da chiedere: ma che avete fatto in questi 15 mesi trascorsi dalla promulgazione dalla legge a cui, pur in assenza del decreto attuativo, prima o poi sarebbe stato dato effetto? Ormai è tardi.
C’è poi chi ancora non ha capito che senza polizza perde tutte le agevolazioni pubbliche, e si ostina a chiederne un elenco: è scritto nero su bianco che gli inadempienti rinunceranno a ogni beneficio, – anche quelli più importanti, legati appunto alle catastrofi naturali – ma evidentemente le aziende non riescono a farsene una ragione. Purtroppo, senza sanzioni certe, l’antiselezione è destinata a vincere sulla mutualità necessaria a limare e uniformare le tariffe dei prodotti.
Altro problema saltato fuori, prevedibilissimo, riguarda gli abusi edilizi che dilagano nel Paese, specie nelle campagne: anche lievi difformità catastali rischiano di compromettere l’assicurabilità dell’intera struttura o immobile, ed è necessario dunque avere tempo (e risorse) anche per sanare eventuali irregolarità, a meno che non vogliano chiedere al ministero di chiudere un occhio. Questo sì, rischia di essere uno scoglio insormontabile.
Alcuni chiedono di un occhio di riguardo per i prezzi applicati a micro attività o esercizi commerciali, che non possiedono terreni e macchinari. Allora cosa ci stanno a fare gli agenti e i broker? Esistono eccome prodotti differenziati per le specificità delle singole realtà industriali, commerciali, artigianali. Ci mancherebbe altro, davvero il piccolo negoziante teme di dover sborsare quanto un’acciaieria?
Tranne quelle agricole, sono davvero coinvolte tutte le tipologie di attività: non solo ditte e fabbriche con impianti, attrezzi, capannoni, fondi e strutture commerciali – obiettivo primario e iniziale della legge – ma bar, boutique, ristoranti, studi professionali. Un obbligo trasversale ai settori secondario e terziario che riguarda quindi milioni di attività, anche tra quelle iscritte alle sezioni speciali del Registro imprese, come le società tra professionisti: commercialisti, consulenti, ingegneri, architetti, avvocati e notai magari solo sfiorati dal cambiamento climatico rispetto agli imprenditori sul “campo”. Volete che non esistano soluzioni assicurative per tutta questa platea?
Quanto al premio, è frutto di una molteplicità di variabili – di cui i beni posseduti non rappresentano forse neanche le principali – che rendono impossibile “pareggiare” le tariffe prima che vengano pagate, prima cioè che si raggiunga un’adeguata mutualità del rischio sull’intero Stivale. Tra le ultime stime, Unimpresa ipotizza un costo per le Pmi spalancato in una forbice che va da 1.500 a ben 12mila euro annui, in base all’ubicazione geografica, che arriverebbero addirittura fino a 30mila per le grandi realtà con più stabilimenti. L’eventuale sconto per le imprese che hanno realizzato o realizzeranno interventi di prevenzione e mitigazione in proprio, è lasciato comunque alla valutazione degli agenti. Infine va detto che, se i premi sono “ballerini” da una compagnia all’altra, è anche per la carenza di serie statistiche aggiornate e modelli metereologici predittivi in mano ai player.
Quali che saranno i correttivi apportati alla legge, il Mimit ha promesso che i primi saranno emendati in sede di conversione del dl approvato in extremis venerdì scorso.
Molto probabilmente, con l’obbligo, dovrà essere prorogato anche il fondo di riassicurazione Sace da 5 miliardi, che al momento scadrebbe a fine 2026. A nostro avviso c’è ancora tanto da discutere, da qui a ottobre. Ad esempio, il protocollo si attiva anche se l’evento avverso è molto localizzato e non richiede la dichiarazione di stato d’emergenza delle autorità? Va inoltre ricordato che la garanzia riguarda solo i danni diretti e materiali, mentre non v’è completa certezza su quelli provocati dal comportamento attivo dell’uomo, che non sono pochi: cementificazione, abusivismo, incuria sia da parte del pubblico che dei privati. La colpevole assenza di misure e opere cautelative, ufficialmente approvate, potrebbe sollevare delle contestazioni da parte delle compagnie nei confronti delle stesse istituzioni. E ancora: la richiesta da parte del cliente dell’anticipo del 30% dell’indennizzo contrattualmente previsto resta solo una possibilità, a cui il dm non impone di fatto cogenza, anche perché la sua fattibilità andrà “periziata” caso per caso.
Intanto a breve, dopo le Faq pubblicate dall’Ania, dovrebbero uscire proprio quelle del Mimit: temiamo saranno altrettanto generiche e temporanee, da rivedere e correggere con le istanze recepite nel frattempo dal mondo corporate.