di Giuseppe Gaetano, editor in chief
L’obbligo di copertura assicurativa contro i danni catastrofali alle case sarà oggetto di un provvedimento successivo a quello per le imprese, comunque entro la fine della legislatura.
Il governo, rimasto impalato alle poche sommarie righe dell’art.24 del Ddl Bilancio, è chiamato in queste settimane a un bel lavoro chiarificatore per mettere a terra la legge riguardante le aziende e portarsi avanti intanto con l’estensione della norma alle dimore dei cittadini: l’enorme capitale necessario per sviluppare attività assicurative in questo settore è abbattibile, infatti, solo con l’imposizione di polizze contro gli effetti del cambiamento climatico a tutti i proprietari immobiliari, anche se dovessero storcere il naso vivendo la tutela come un’imposta aggiuntiva anziché un investimento sul loro bene più caro. A gennaio il segretario generale Ivass Stefano De Polis, dalle pagine di SNFIA magazine, è tornato ad esortare il legislatore in tal senso sostenendo che “l’impegno dovrà proseguire per rinnovare ed estendere anche alle abitazioni private l’offerta di protezione assicurativa“.
Una prima mossa in questa direzione è apparsa un po’ a sorpresa a gennaio, nel cosiddetto Dl “salva spese” che istituisce una copertura obbligatoria contro “i danni cagionati ai relativi immobili da calamità naturali ed eventi catastrofali” per tutte le abitazioni – danneggiate dai terremoti susseguitisi nel Paese dall’aprile 2009 e site in aree dov’è stato dichiarato lo stato di emergenza – che saranno ristrutturate, a partire dal 2024, usufruendo dei benefici fiscali del Superbonus 110% (prorogato fino al 31 dicembre 2025 nei comuni dei territori colpiti). La polizza va stipulata entro un anno dalla conclusione dei lavori oggetto di detrazione. Anche le modalità operative di questa misura sono demandate però a un decreto attuativo dei ministeri dell’Economia e del Made in Italy, a cui non è fissata alcuna scadenza.
Oggi a pagare le spese di alluvioni, tempeste e bufere sono quasi esclusivamente i singoli contribuenti, magari senza casa di proprietà, ammesso e non concesso che lo Stato riesca a intervenire come riassicuratore di ultima istanza: quanti connazionali terremotati e alluvionati stanno sperando ancora, dopo decenni, di tornare tra le loro mura distrutte? Il pubblico, con le povere risorse che si ritrova in cassa, può intervenire ex-post fino a un certo punto per indennizzare e ricostruire: al fine di ridurre la forbice assicurativa è necessario, come avviene ad esempio in altri Paesi europei, colmare lo squilibrio tra risarcimenti sostenuti dalle compagnie private e dalle istituzioni.
Il problema del clima, e della sua soluzione, non sono solo nostri. In Spagna c’è l’antico Consorcio de Compensaciòn de Seguros, società di assicurazione di diritto privato posseduta paritariamente da Stato e compagnie. La protezione danni a cose e persone è un’estensione automatica delle principali polizze vita e danni, obbligatorie e volontarie, e copre non solo tutte le catastrofi naturali (inclusa la caduta di meteoriti) ma anche l’interruzione di attività, gli atti di violenza per terrorismo e sommosse e ai danni procurati dall’esercito in tempo di pace. Si tratta quindi di una formula semi-obbligatoria e l’indennizzo CCS, soggetto a dichiarazione ufficiale di catastrofe, subentra tramite perizia propria per tutti i rischi cat non già direttamente coperti dalle polizze base: a queste è applicato un extra-caricamento calcolato sulle somme assicurate e, finora, il 5% di provvigione percepito dalle compagnie sulla raccolta ha sempre ampiamente superato gli indennizzi.
Schema semi-obbligatorio pure in Francia, dove la definizione di rischio naturale fa generico riferimento alla “eccezionale intensità di un elemento naturale”: quindi frane, valanghe, bufere di vento, siccità e tsunami mentre restano fuori tempeste, grandine, neve e ghiaccio. Lo schema di compensazione richiede la dichiarazione di catastrofe e la presenza di una qualsiasi polizza danni, anche per incendio o furto (oltralpe sono estremamente più diffuse); la copertura catastrofale è finanziata con un sovrappremio in percentuale. L’indennizzo include un sistema di franchigie e scoperti che si moltiplicano fino a 4 volte quando gli enti locali non si sono dotati di Piani di prevenzione, e vi sono già stati precedenti specifici. Le compagnie possono riassicurarsi in varia misura presso la Caisse Centrale de Réassurance (CCR), le cui passività godono della garanzia illimitata dello Stato.
In Belgio, al contrario, l’obbligo assicurativo riguarda solo le case dei cittadini e quelle che non trovano copertura sono garantite da un meccanismo di coassicurazione legale tra compagnie: lo Stato, come da noi, interviene soltanto come riassicuratore di ultima istanza.
Nel Regno Unito è operativo da 20 anni il fondo no-profit di riassicurazione Flood RE, finalizzato alla sostenibilità della copertura per le sole alluvioni e riguardante esclusivamente le abitazioni ad alto rischio iscritte in un registro ad hoc: sono pari a circa 400mila unità, il 2% del patrimonio residenziale UK. È finanziato con un contributo pro quota dall’insieme dei player attivi nel comparto casa, con conseguente traslazione su tutte le polizze e mutualizzazione del rischio. La protezione è volontaria ma incentivata da prezzi calmierati in base al valore fiscale del cespite, con un tetto al massimale, per uno sconto che può arrivare fino al 43% del premio.
Tornando in Italia, secondo un recente report di Facile.it nel 2023 circa 5 milioni di italiani hanno subito danni alla propria casa causati da maltempo o calamità. Di questi, “solo” 1 su 3 aveva una polizza assicurativa personale a tutela dell’immobile. Magari! ANIA stima in appena il 5% le case protette da eventi naturali che non siano l’incendio. Il 49% del virtuoso campione intervistato dal comparatore online sostiene di aver riportato danni da grandine, il 39,7% da vento, il 23,3% da alluvione, il 18,1% da allagamento, l’8,6% da terremoto sebbene negli ultimi 12 mesi non se ne siano verificati di gravi sul territorio nazionale, il 2,6% da gelo.
La casistica sostiene che quasi 4 danneggiati su 10, pari a circa 1,8 milioni di residenti, non hanno potuto contare su alcuna copertura (ma non erano 2 su 3, quindi oltre 3 milioni?) e che 8 su 10, a seguito del danno, hanno deciso di assicurare la propria abitazione contro catastrofi e fenomeni atmosferici estremi: il 28% avrebbe già sottoscritto una polizza e il 53% la sta cercando. Di nuovo magari! Avremmo risolto il problema della mutualità del rischio senza saperlo.
Ma un conto sono le risposte fornite al telefono o via mail dagli utenti, altro i numeri reali. Secondo ANIA perfino la protezione dai “banali” incendi, che in estate attanagliano quasi ovunque lo Stivale, copre appena il 44% degli immobili a uso residenziale mentre l’80% delle abitazioni civili, in partenza molto meno protette delle imprese, è esposto al rischio di dissesto idrogeologico a pericolosità medio-alta. Per non parlare del terremoto, che non c’entra nulla con il clima: solo nel 2023 si sono registrati quasi un migliaio di eventi sismici, fortunatamente con magnitudo minima. La presidente dell’associazione Maria Bianca Farina è stata tra le prime personalità del mondo assicurativo a invocare, già in audizione sul ddl Bilancio 2024, l’allargamento dell’obbligo di protezione anti catastrofale, auspicando “che possa essere prevista in un futuro ravvicinato un’estensione anche alle persone fisiche, che favorisca una maggiore mutualità dei rischi relativi alle abitazioni”.
Il tema è centrale ormai in ogni evento di EMFgroup di cui PLTV.it è media partner: se n’è parlato naturalmente tra una trattativa e l’altra del ReInsurance Day di Milano, ma anche in alcune recenti sessioni del Protection Lab e – sempre sul finire dell’anno scorso – nelle interviste a margine del Future Bancassurance Forum e nelle tavole rotonde ospitate dall’ultima edizione del Leadership Forum. Il mercato dei rischi catastrofali, inoltre, sarà oggetto di un talk ad hoc all’imminente Italy Protection Forum del 25 marzo.
Obbligo Assicurativo contro Danni Climatici, Strada in Salita per il Decreto Attuativo