L’intelligenza artificiale applicata alle polizze sanitarie migliorerà i servizi offerti alla clientela, ma urge un incisivo intervento normativo che integri i sistemi pubblico e privato.
Su questo non c’è dubbio per la quasi totalità del campione di compagnie, provider, società tecnologiche e startup digitali riunito dall’Italian Insurtech Association che – in vista del prossimo “Insurtech Day: da prodotti Assicurativi a Ecosistemi“, il 17 settembre al Le Village by CA di Milano (PLTV.it media partner) – anticipa qualche dato della ricerca condotta con BIME Consulting su cosa ne pensa e come si sta approcciando il network di player, non solo assicurativo, alla rivoluzione che l’AI sta portando (anche) nel mondo della salute.
Due settimane dopo, il 2 ottobre, l’Health Insurance Summit 2024 di EMFgroup: dunque, l’argomento è caldo.
La maggioranza degli operatori intervistati ritiene la generative AI uno strumento utile per supportare l’attività di underwriter (75%), intermediari (67%) e realizzare un’offerta personalizzata h24, ritagliata sullo stato di salute del singolo assicurato (75%); un po’ meno per aiutare a costruire una proposta “pay as you live” (42%), dove i prodotti variano con lo stile di vita del cliente. L’health insurance vi scorge grandi potenzialità nella gestione dei sinistri, nella valutazione del rischio, nei processi decisionali: un’arma strategica per ottimizzare operazioni, elevare standard qualitativi e ridurre errori umani.
Eppure appena l’8% ritiene che aumenterà il volume d’affari, almeno per il momento. C’è infatti chi non si fida ancora dei rischi: poca trasparenza e difficoltà nello spiegare le scelte (67%), discriminazione per gruppi di individui e inaffidabilità dei dati elaborati (42%), eccessiva differenziazione dei prezzi ed esclusione (33%), violazione della privacy sui dati sanitari (25%); per non parlare delle frodi, minaccia condivisa col mondo del credito. Materie, peraltro, oggetto di un recente regolamento UE.
“Il 25% delle aziende italiane non ha ancora implementato soluzioni AI – afferma Paolo Meciani, founder di BIME Consulting – e questo gap tecnologico impedisce alle compagnie di sfruttare appieno i vantaggi dell’automazione, dell’analisi predittiva e della personalizzazione dei servizi: elementi cruciali per migliorare l’efficienza operativa e la soddisfazione del cliente, in particolare in ambito sanitario, tra i settori più sotto stress nel nostro Paese” visto che, attualmente, solo il 25% degli italiani beneficia di una polizza sanitaria integrata.
Non a caso l’Ivass sta lavorando per rendere obbligatoria la polizza LTC per le famiglie (ma c’è anche il welfare aziendale), alla stregua di quella climatica per le imprese.
Di sicuro in campo sanitario, come recita il titolo della ricerca, l’AI rappresenta oggi una “opportunità di crescita” – valore già emerso con forza nel precedente evento dell’associazione “Beyond Claims & Costumer Centricity” – e al contempo un “volano per l’integrazione pubblico-privato“.
Per il presidente IIA, Simone Ranucci Brandimarte, “le nuove tecnologie permetteranno di semplificare l’accesso ai servizi sanitari da parte dei cittadini: le compagnie devono affrontare un importante cambio di paradigma della protezione assicurativa classica, limitata sino a pochi anni fa alla cura della malattia e al risarcimento del danno, e spostarsi verso un modello che metta al centro il paziente e punti alla prevenzione, contribuendo all’adozione di comportamenti sani e virtuosi. Ma per questo – conclude – è necessaria una maggior capitalizzazione dei dati sanitari e una maggior collaborazione tra compagnie e sistema sanitario nazionale“.