Secondo il Global Supply Chain Risk Report 2023 di WTW, l’ipotesi di future nuove pandemie globali e la minaccia sempre più pervasiva del cyber risk stanno impennando la domanda di soluzioni a tutela dell’interruzione delle catene di approvvigionamento.
L’89% delle 800 aziende con un fatturato superiore a 250 milioni di dollari, interpellati dal broker, ritiene che la protezione dai rischi specifici per il settore sia “cruciale” o “necessaria” e l’80% che la mancanza di copertura assicurativa rappresenti una seria difficoltà; eppure solo il 17% ha sottoscritto un prodotto specifico per tutelare la supply chain: il 53% ritiene infatti che questi rischi siano coperti da altre polizze. In realtà incertezza economica (32%) e inflazione (26%) sono capaci di generare sulle reti produttive e logistiche globali differenti criticità – fluttuazione della domanda dei consumatori, carenza di materie prime, stoccaggio, componenti, navi container ferme nei porti e chiusure intermittenti di fabbriche, embarghi e sanzioni, ritardi o blocchi nella distribuzione, inclusione di criteri ESG nella filiera – che spesso s’intersecano in un dominio. Per non parlare del pericolo clima: “Appena un quarto delle aziende intervistate è sicuro di avere una copertura sufficiente per le ripercussioni di condizioni meteo estreme e meno di una su 5 ha coperture specifiche per l’interruzione dell’attività” dice Paolo Molteni di WTW.
Tuttavia, dalle dichiarazioni del campione, sono i rischi informatici ad avere l’impatto maggiore (secondo il 34% “elevato” e il 54% “medio”), il cui incremento è il rovescio della medaglia della crescente digitalizzazione e automazione di ogni processo, industriale e finanziario. La maggior parte dei top manager intervistati – attivi in numerosi settori tra cui life science, semiconduttori, agricoltura, costruzioni, energia – ha subìto perdite superiori al previsto durante il Covid, anche se l’impatto sulle vendite è stato a breve termine, e sta cercando di ridurre opacità e complessità della propria catena di fornitura: “Sono più consapevoli delle vulnerabilità e stanno prendendo provvedimenti, ma spesso sono ostacolate dalla difficoltà di ottenere e analizzare dati dettagliati” conclude Molteni, secondo cui la valutazione dei rischi e un ottimale trasferimento al mercato assicurativo può trasformarsi un’opportunità di crescita.
Il settore interessa da vicino anche il mercato del credito. A proposito della possibilità per le aziende di fare leva sul ruolo che ricoprono entro la filiera per ottenere prestiti con meccanismi diversi dai tradizionali, il Supply Chain Finance si è dimostrato strumento di gestione dei rischi, in grado di fornire capitale circolante e migliorare il flusso di cassa. Secondo ItaliaFintech, l’ancor giovane invoice trading è una soluzione di SCF adoperata di frequente nel sistema italiano in cui i fornitori superano i buyer: i marketplace digitali permettono alle aziende cedenti di ottenere più liquidi, e in modo più semplice e rapido, sfruttando il merito dei clienti. “Un’importante funzione di allocazione delle risorse – recita il paper – con una diffusione maggiore nei segmenti dove il credito tradizionale stenta ad arrivare”, tra cui comparti “rischiosi per caratteristiche intrinseche, come l’agroindustriale per la sua stagionalità“.
Secondo l’Osservatorio SCF della School of Management del Politecnico di Milano, il giro d’affari del credito di filiera si espande con una crescita stimata tra il 3 e il 15% nel 2022 per attestarsi su un valore tra 525 e i 585 miliardi di euro, 1/5 dei quali – circa 130 – divisi tra: anticipo fatture 55 mld (+16%); factoring 60,4 mld (+5%); reverse factoring – partnership per favorire la cessione delle fatture ai fornitori sfruttando il merito creditizio del cliente 8,1 mld (+13%), purchase order – utilizzo di un ordine ricevuto da un cliente con elevato merito creditizio come garanzia per un finanziamento 1,03 mld (+2%), confirming – autorizzazione del debitore cedente all’operatore finanziario al pagamento dei fornitori 1,6 mld (+38%); invoice trading – marketplace per la cessione del credito che consente a terzi di investire nelle fatture aziendali 0,4 mld (+90%), dynamic discounting – pagamento anticipato a fronte di uno sconto proporzionale ai giorni di anticipo 0,5 mld (+83%). Il futuro è la Platform Thinking, “ambiente aperto in cui molteplici istituti finanziari e prestatori di servizi possono offrire soluzioni di SCF, pagamento, assicurazione del credito a una o più aziende che possono gestire questi prodotti con un unico canale“.