di Giuseppe Gaetano, editor in chief
In Italia a fine 2022 i premi riassicurativi rappresentavano meno del 4% della raccolta contro la media europea del 18%, e per il 96% erano concentrati nel business danni.
Nello stesso anno le obbligazioni catastrofali sono cresciute a livello mondiale del 2%, toccando 96 miliardi di dollari: ne sono state emesse 73 in tutto, mentre la capacità riassicurativa calava del 12% a 638 mld.
I cat bond sono un prodotto in ascesa, “alternativo” al tradizionale trasferimento assicurativo dei rischi (inclusa la retrocessione), ad esempio trasformandoli in finanziari e distribuendoli a più investitori del mercato dei capitali, il che viene incontro ai problemi di capacità e solvibilità delle compagnie. Non a tutte infatti fa gola il climate risk e per gli alti costi che ne comporta l’assunzione non possono o non vogliono sostenere le imprevedibili perdite derivanti da eventi a “bassa” frequenza e alto impatto, come quelli naturali. Ne ha parlato il segretario generale IVASS Stefano De Polis, qualche giorno prima che il governo mettesse nero su bianco l’obbligatorietà delle polizze catastrofali per le imprese.
La norma italiana, di cui sono attesi a breve i decreti attuativi, mette una pezza a un gap assicurativo minore, quello appunto delle aziende, che rischiava comunque di allargarsi: lato imprese, causa prezzi e inflazione; lato assicurazioni, per l’aumento dei costi dei sinistri unito al trend dei riscatti Vita (a cui l’esecutivo Meloni ha riparato con fondo di garanzia per i diversi rami). Così, nelle intenzioni, si garantirà maggiore stabilità al credito e meno spese allo Stato.
Con o senza proposta di legge, gli attori del comparto sarebbero stati comunque chiamati a escogitare nel breve termine innovative strutture contrattuali e riallocative per fronteggiare l’allarme: è emerso con urgenza anche all’ultimo ReInsurance Day 2023 di Milano organizzato da EMFgroup, di cui PLTV.it sarà media partner anche nella quarta edizione del 2024. Di sicuro, stante l’avanzata del riscaldamento globale e l’assenza di interventi di mitigazione sul campo, il cambiamento climatico produrrà conti sempre più salati nei prossimi anni e – se possibile – diventerà ancora più necessario il partenariato pubblico/privato a ogni livello.
Lo straordinario è diventato quotidiano e impone di rivedere le strategie per colmare il protection gap davanti a minacce diventate – come le pandemie – sistemiche, imprevedibili e difficilmente gestibili da un unico Stato o impresa senza condivisione del costo del rischio.
Secondo Simona Andreazza, funzionario Servizi Danni non auto ANIA, negli ultimi 10 anni l’aumento del 40% di intensità e frequenza di eventi atmosferici avversi hanno incrementato gli oneri a carico del segmento Danni: in Italia ammontano a circa 10 miliardi di euro l’anno quelli provocati dal clima tra infrastrutture, agricoltura, immobili privati e costi di prima emergenza. E’ ineludibile quindi un sistema pubblico-privato fondato su mutualizzazione dei rischi e prevenzione. In quest’ottica obbligazioni verdi e finanza sostenibile darebbero una grossa mano a contrastare a inquinamento, emissioni di gas serra e riscaldamento globale, e a supportare la transizione ecologica di fabbriche, edifici e trasporti verso fonti di energia rinnovabili.
Anche l’istituzione di un sistema di assicurazione pubblico europeo, dunque su larghissima scala, rappresenterebbe una seconda novità – accanto alle obbligazioni catastrofali – che se presa in considerazione potrebbe rafforzare l’intero sistema. Ne ha parlato di recente il presidente di Generali Andrea Sironi, dichiarando al Corriere della sera che – parallelamente al completamento di quella bancaria – è “importante anche avviare un progetto di Unione assicurativa europea, da realizzarsi in modo graduale nei prossimi anni”: una partnership allargata dunque, a livello continentale, comunitaria, tra Ue e compagnie, che scongiuri il clima di sfiducia.
Giuseppe Gionta (Acrisure Re): “Noi Broker, tra Riassicuratori e Cedenti per il Miglior Trattato”