13 Novembre 2023

2023: l’Anno d’Oro delle Banche, ma quelle “Etiche” vanno ancora Meglio

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Il lento aumento dei finanziamenti in sofferenza registrato recentemente da numerose ricerche resta “marginale” e “a livelli percentuali molto bassi non solo per le terze trimestrali delle banche uscite in questi giorni ma anche per Andrea Enria, in scadenza di mandato a capo della vigilanza Bce.

Finora non sono emersi segnali di rilievo sul deterioramento della qualità degli attivi, ma va tenuta d’occhio la prospettiva. I tassi che hanno rialzato la redditività degli istituti, possono danneggiare il capitale a lungo termine e “comportare problemi di qualità degli asset in futuro – ha spiegato nella sua ultima audizione a Strasburgo-. Se il sistema di garanzia dei depositi funzionasse come dovrebbe”, sul modello della FDIC negli Usa, “si distribuirebbe questo denaro al minor costo e alla fine sarebbero le banche stesse a ricostituirlo“.
Ad ogni modo il tasso di prestiti in sofferenza di quelle vigilate dalla Bce, secondo le ultime statistiche ufficiali disponibili, ha toccato il record minimo dell’1,8% nel secondo trimestre: anche gli istituti italiani sono ben posizionati di fronte a un’eventuale emergenza, con ampie riserve, e la maggior parte ha una puntuale exit strategy dal concomitante problema della sostituzione dei finanziamenti Tlro.

D’altronde, ci sono gli esiti degli stress test ultimati quest’anno a confermare le spalle larghe del comparto europeo davanti a una eventuale crisi economica. “Nonostante il graduale rimborso dei finanziamenti straordinari la liquidità delle banche europee resta forte, con un tasso di copertura medio del 158%, ben superiore ai requisiti regolamentari e ai livelli pre Covid” ha sottolineato Enria. Rafforzati pure i patrimoni (nel secondo trimestre il coefficiente Cet1 ha raggiunto il 15,7%) e la redditività (con un ritorno record sul capitale medio al 10% nella prima metà dell’anno) ma è “ancora inferiore ai costi del capitale, superiori al 13%“.
Da Enria un cenno anche a due grandi rischi del secolo. Il primo è il clima, su cui EBA intende richiedere ulteriori requisiti alle banche; il secondo sono i quadri operativi contro i cyber attacchi, che per ora appaiono forse meno urgenti rispetto ai danni catastrofali ma riguardo i quali “nel 2024 eseguiremo uno stress test sulla resilienza informatica: sarà il primo di questo tipo e si concentrerà sui meccanismi di risposta e recupero delle banche di fronte a un attacco informatico grave ma plausibile“.

Intanto, tornando ai bilanci a 9 mesi, emerge che ammontano a 15,7 miliardi di euro gli utili registrati finora solo dai primi 5 player italiani, circa l’80% in più in un anno. I conti li fa la Fabi, secondo cui il “fatturato” – attestatosi a 47,4 mld – è sostenuto prevalentemente da ricavi sugli interessi nel credito a imprese e famiglie (27,6 mld), seguiti da commissioni su servizi e attività di risparmio gestito (15,9). Il margine d’interesse (tornato già nelle relazioni 2022 a costituire la prima fonte di ricavo) incide sul 58,3% delle entrate dei 5 Big mentre le commissioni sul 33,7%, consolidando così il primato dei ricavi da prestiti. Migliorano pure i requisiti del capitale primario, dal 14 al 17%, e la liquidità, con una copertura media al 128%. Per la federazione, contando l’intero comparto bancario, a fine anno gli utili cresceranno in tutto del 70% superando i 43 mld: quasi il triplo del quinquennio precedente.
In sintesi, si tratta del miglior risultato di sempre per utili e ricavi: piani industriali realizzati con largo anticipo, ottima qualità del credito tradottasi in minori svalutazioni e accantonamenti sui rischi; e gli ultimi mesi sembrano rilanciare anche l’importanza delle attività tradizionali. “Se a questo si aggiunge il miglioramento degli indici patrimoniali e dei livelli di liquidità, il 2023 sarà un anno da incorniciare – conclude la nota – e il prossimo biennio, stando ai documenti delle principali banche, porterà a risultati analoghi se non migliori“.

Kearney, che nei primi 9 mesi ne ha considerate più della Fabi – Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Mps, Bper, Popolare Sondrio, Credem e Bnl Bnp Paribas – conferma la cifra: 16,5 mld di profitti al 30 settembre scorso, a ribadire il momento d’oro degli intermediari, superiore alle aspettative degli stessi analisti. Chi ha rialzato le stime dei Piani, chi ne annuncia a breve di nuovi, tutti schivando la tassa sugli extra-profitti con l’opzione dell’accantonamento a riserva non distribuibile.
A onor del vero, va detto che dietro la brillante redditività esposta nelle relazioni non c’è solo la stretta monetaria di Francoforte, che ha permesso di tenere ampio lo spread commerciale spalancato dall’Euribor a 6 mesi oltre quota 4% (ai massimi dal 2008); ma pure un’oculata gestione di costi, spese e rischi di credito dimostrata dal cost/income medio pari ad appena il 46%. Del resto, il “ritocchino” praticato ai tassi passivi ha consentito agli istituti di compensare la leva mancante delle aste Tlro e il calo delle commissioni nette.

Eppure, generando il 5% del Pil Ue, le 22 banche etiche europee sono strutturalmente più redditizie, solide e coerenti dei principali colossi bancari europei: emerge dal 6° rapporto Febea “La finanza etica in Europa” che le ha messe a confronto dal 2011 al 2021 (dunque anche durante il Covid) con 60 istituti convenzionali significant. Le medie parlano da sole: ROE al 5,23% contro il 2,21% delle banche tradizionali; ROA 0,46% contro 0,25%; rapporto patrimonio netto/passività totali 8,2% contro 6,20%; prestiti/depositi 81,5% contro 102,5%; credito – dunque attività bancaria classica – al 65,4% di tutti gli attivi contro il 50,8%.
I depositi dei clienti rappresentano la fonte di maggior liquidità nelle banche etiche mentre i cosiddetti “to big to fail” attingono da investimenti in titoli, vendita di prodotti e servizi, partecipazioni in imprese. In realtà anche i “normali” intermediari stanno incrementando, e di molto, il loro impegno ESG, che occupa una nutrita voce nei bilanci e – richiesto dagli stessi consumatori sempre più consapevoli – si riflette direttamente su società e ambiente in cui operano. A nessuno fa comodo un cliente povero.

Banche e Imprese, Grandi e Piccole, dentro l’ultimo Trimestre 2023

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