7 Marzo 2025

8 Marzo: Credit Gender Gap stabile a 70 Mld, nei Mutui qualcosa sta cambiano

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Il credit gender gap italiano resta invariato in un anno: continua a valere quasi 70 miliardi di euro su scala nazionale, come nell’analoga relazione diffusa dalla Fabi in occasione della Festa della donna 2024.

A settembre 2024 lo stock dei finanziamenti bancari retail ammontava a quasi 472 mld di cui 162 erogati a uomini (34%), 94 alle donne (20%) e 215 cointestati (45%): non emergono grosse differenze regionali sulla percentuale di “quote rosa” nel mercato creditizio.
Sale inoltre il divario nella previdenza, che svantaggia la componete femminile in prodotti come la cessione del quinto. I motivi: minor tasso di occupazione in generale ma più alto nei settori con le retribuzioni più basse, maggior ricorso al part time e dunque stipendi e pensioni ridotte; di conseguenza minori dotazioni patrimoniali, specie immobiliari, necessarie per le garanzie bancarie e contenuta attitudine al rischio. Per ridurre la forbice non mancano iniziative private, sia in campo creditizio che assicurativo; sono quelle pubbliche che languono. Proprio oggi ABI e Federcasse hanno lanciato l’iniziativa divulgativa “Il mondo bancario per l’autonomia finanziaria ed economica delle donne” aperta all’adesione di tutto il mondo bancario: “Il conto corrente personale – ha detto il direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti – può rappresentare uno strumento base di partenza, per poi accedere ad altri servizi“.

Sempre oggi Qualis ha pubblicato un altro report di genere, verticale sul business dei mutui ipotecari, che nel 2024 evidenzia in realtà una crescita delle nuove erogazioni alle donne (+ 31% a/a) per prestiti con alto loan to value – a copertura cioè di oltre ’80% del valore dell’immobile – superiore al target maschile (+26%).
Il rapporto considera il dato “incoraggiante“, spia del progresso verso l’indipendenza finanziaria: in realtà a noi sembra sottolineare solo che il capitale iniziale da investire è, appunto, inferiore. Inoltre, a cifre più grandi corrispondono quasi sempre durate più lunghe e le donne – secondo la stessa Qualis – non solo hanno una retribuzione annua inferiore agli uomini dell’8% (24mila euro) ma comprano anche casa a 39 anni (un anno e mezzo dopo la media maschile); del resto, è vero pure che hanno un’aspettativa di vita maggiore. Ad ogni modo, le compravendite effettuate da mono richiedenti uomini (57%) superano ancora quelle finalizzate da sole donne (43%).

Il numero più alto di transazioni femminili si registra in Lombardia (23,9%), Lazio (10,5%) e Piemonte (12,8%) – le regioni più popolose – mentre l’incidenza più elevata sul totale degli acquisti è in Calabria (57,6%), Val d’Aosta (55%) e Umbria (52%) – dove le abitazioni sono più economiche. Non esistono invece differenze di genere riguardo il prezzo medio della casa comprata (123mila euro) e la professione (l’89% degli acquirenti ha un contratto a tempo indeterminato). In sintesi, per Roberta Brunelli – managing director e Ceo di Qualis Credit Risk – “è fondamentale che anche gli operatori del comparto assicurativo agevolino ancora di più le banche a mettere in campo soluzioni finanziarie accessibili“.
Il divario economico riguarda anche le imprese: Conflavoro calcola una differenza attorno al 60% nel fatturato tra le aziende maschili e femminili , e l’accesso al credito è uno degli ostacoli strutturali alla parità.

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