Dopo il completo fallimento della soluzione Inps di anticipo del Tfs/Tfr con tasso all’1,5%, per mancanza di risorse economiche, e il tradimento della promessa di accelerarne la liquidazione totale ordinata dalla Consulta, le banche sono destinate a restare protagoniste del mercato del trattamento di fine rapporto/servizio.
Se possibile, infatti, i tempi dell’erogazione sono addirittura peggiorati: solo qualche giorno fa le sigle sindacali hanno avviato una petizione per dissequestrare, dal forziere dell’ente previdenziale, il diritto acquisito da lavoratori e pensionati statali a riavere quelli che in definitiva sono soldi loro, accantonati negli anni con i contributi versati ma ancora “erogati con modalità differite e rateali, causando ritardi che possono arrivare fino a 7 anni” contro i 3 mesi del settore privato.
In base ai conti della Ragioneria generale, anche solo ridurre da un anno a 3 mesi i tempi di pagamento della prima rata aumentandone l’importo da 50mila a 63.600 euro – come voleva il parlamento – sarebbe costato 3,8 miliardi nel 2024: troppo per le casse pubbliche.
Per risolvere il grave impasse, la scorsa settimana al Dipartimento della funzione pubblica è stato riavviato il tavolo per rinnovare l’accordo quadro sull’anticipo del Tfs, rispolverando quello fino a 45mila euro erogato dalle banche a tasso calmierato, promosso dal precedente governo. Il provvedimento interessa i dipendenti che vanno in pensione con quota 100/102/103 – quindi prima di aver completato la maturazione complessiva del trattamento – ma, secondo fonti di stampa, al già alto rendistato è stato aggiunto ora uno spread dello 0,4% che, finché il costo del denaro resta sui livelli attuali, renderebbe l’operazione abbastanza onerosa per i clienti. Il Messaggero ha già fatto qualche calcolo: se per una durata tra 2,7 e 3,6 anni il rendimento medio dei titoli di Stato calcolato da Bankitalia si attesta al 3,37%, aggiungendo lo spread 1.700 euro se ne vanno in interessi.
Dunque il differimento della corresponsione proseguirà in barba all’incompatibilità col principio di giusta retribuzione sancito dalla Costituzione; e a chi ha voglia o urgenza di intascare un po’ di soldi quanto prima, non resterà che continuare a ricorrere a un istituto di credito.
Anticipo TFS, il Flop Inps rilancia il Business delle Banche e il mercato dei Prestiti Personali