16 Ottobre 2023

Banche e Imprese, Grandi e Piccole, dentro l’ultimo Trimestre 2023

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Se Bankitalia ha chiesto alle banche “meno significative”, con attivi sotto i 30 miliardi di euro, di aggiornare piani di raccolta e diversificare le fonti di rifinanziamento (accordi interbancari, cartolarizzazioni, linee offerte da Cdp… ) è perché ha ben presente che, a causa di un tasso sui depositi (aumentati in 12 mesi dallo 0,05 allo 0,44% di settembre 2023) inadeguato rispetto a quello sugli impieghi (passati nel medesimo periodo dallo 0,52 al 3,57%), i soldi dei privati stanno abbandonando i conti correnti (-9% annuo a giugno 2023, tra i 60 mld ritirati dalle famiglie e i 40 dalle imprese) verso depositi a termine, obbligazioni bancarie e soprattutto titoli di Stato; proprio mentre la redditività è insidiata dalla crescita degli accantonamenti e vanno rimborsati ancora 150 mld di prestiti a costo 0 concessi dalla BCE, nelle aste Tltro di fine anno e marzo 2024. Secondo ABI va rivista la riclassificazione a deteriorati dei prestiti ristrutturati, imposta da EBA se l’onere per l’intermediario supera l’1% del valore del finanziamento originario.

Per le banche “significative” dotate di rating, sembrano esserci invece molti meno problemi. I coefficienti patrimoniali aggregati di quelle europee vigilate da Francoforte sono aumentati nel secondo trimestre dell’anno, in particolare il CET1 salito – pur tra le rilevanti differenze nazionali – alla media del 15,72%. Stabili costo del rischio allo 0,45% e NPL ratio al 2,26%; mentre lo stock è aumentato a 343 mld, e i prestiti e le anticipazioni al netto delle disponibilità liquide a 15.157. Per l’EBA, inoltre, i benefici derivanti dall’aumento dei tassi di riferimento si stanno già stabilizzando in questo secondo semestre dell’anno. Secondo la stessa Bankitalia la fiammata del margine di interesse “tenderà ad affievolirsi per il progressivo aumento degli interessi passivi“, mentre per i clienti “la competizione tra intermediari starebbe controbilanciando l’impatto restrittivo di rischio e condizioni di raccolta su termini e condizioni applicate ai nuovi finanziamenti“. Tuttavia, i segnali per l’immediato restano complessivamente molto positivi per il comparto bancario: per l’EBA l’impatto di Basilea III è quasi completamente assorbito e la Bce prevede un ulteriore aumento dei dividendi con il boom dei buyback. Anche per Altroconsumo Investi, nel 2023 il 40% degli istituti di credito riceve una valutazione dei risparmiatori a 5 stelle nell’affidabilità rispetto al 36% del 2022.

Capitolo clienti, non c’è dubbio che sui conti pesi la frenata di consumi delle famiglie e investimenti corporate, dovuta alla corsa dei prezzi. Eppure, nonostante le varie criticità che ci ripetiamo ormai dall’anno scorso (inflazione, impennata del costo del denaro, crisi geopolitica) a livello nazionale i prestiti alle famiglie sono aumentati comunque dell’1% annuo. Non si può dire lo stesso delle imprese, per cui la contrazione è stata invece vistosa. ABI diffuso venerdì il suo bollettino aggiornato a settembre, rispetto a quello di Bankitalia relativo ancora ad agosto, in cui ha confermato che la discesa dei prestiti ai privati (-3,8% annuo) è trainata tutta dalle aziende (-6,2%): in contanti, oltre 57 mld in un anno secondo Unimpresa, per cui la contrazione – al netto delle cartolarizzazioni, cioè “impieghi in buona parte deteriorati che le banche hanno ceduto a società veicolo o specializzate” – è in realtà addirittura del 7,8% (dai 678 mld di agosto 2022 ai 625,02 di agosto 2023, su un totale di 1.297 erogati includendo le famiglie). Il mese scorso il tasso medio sui nuovi mutui immobiliari è risultato in lieve calo (4,23%) sia rispetto alla precedente rilevazione mensile dell’associazione che all’ultima di Via Nazionale. Sempre più alto invece quello applicato alle imprese (5,35%), che Bankitalia dà al contrario in leggerissima flessione.

Sempre più aziende non ottengono credito: l’8,2% a settembre, per Confindustria. Anche tra loro però, come per le banche, vanno distinti big e small: è la domanda delle pmi e in particolare delle micro a scontare le maggiori difficoltà di accesso ai finanziamenti, ovvero condizioni onerose e rigidi criteri di erogazione. Meno finanziamenti meno liquidi, e dunque: depositi intaccati, ritardi nei pagamenti e crediti deteriorati. Sempre secondo ABI, sul totale delle sofferenze: 14,4 miliardi sono riconducibili alle imprese; 2,6 a mutui immobiliari; 1,2 al credito al consumo. Rispetto al primo trimestre 2023, nel secondo si sono ridotte le inadempienze probabili mentre sono aumentati i prestiti scaduti. Al riguardo la Vigilanza BCE, con un occhio all’Italia, ha ribadito qualche giorno fa che si opporrà a qualunque iniziativa che possa “creare ritardi indebiti nei procedimenti legali e incidere sulla recuperabilità e sul valore dei beni“; anzi bisogna “rafforzare i quadri che consentono la riduzione dei deteriorati e prevengono il loro accumulo: ciò consente alle banche di mantenere i volumi dei prestiti e sostenere le esigenze di credito” della clientela.

A fine del 2023 il tasso di default delle imprese, che ha iniziato a risalire da dicembre 2022 ed è distribuito in maniera abbastanza eterogenea sul territorio nazionale, potrebbe toccare il 3% e continuerà probabilmente a crescere almeno nella prima metà del 2024. Quanto, dipenderà dalla “velocità con cui si normalizzeranno i principali indicatori macroeconomici, a partire dal tasso di inflazione” commenta Luca D’Amico, CEO di CRIF Ratings. Turismo, leisure, alimentare, commercio al dettaglio, manifattura, edilizia, trasporti e logistica i comparti – già colpiti dalla pandemia Covid e più esposti ai rincari di materie prime ed energia – stanno mostrando le prime crepe negli adempimenti. Dalle deboli metriche creditizie conseguono necessità di ricorso all’indebitamento e pressione su margini operativi, generazione di cassa e capienza delle linee di credito disponibili rispetto ai fabbisogni.
Non a caso i servizi di consulenza si stanno invece dimostrando resilienti: per tamponare il deterioramento è necessario prevederlo, e per questo c’è la tecnologia di moderna generazione, come l’IA, in grado “di evolvere le tecniche di pricing e valutazione del merito creditizio – dice Paolo Testi, senior advisor della società – non solo nella logica dell’efficienza ma in quello dell’efficacia, quindi nella capacità di valutare correttamente il rischio in un mondo nel quale i bilanci storici perdono di valore e tutto si sposta sul forward looking“.

Se “i tassi di interesse prosciugano credito e liquidità alle imprese – ha affermato di recente Giovani Confindustria – occorre rinegoziare e allungare i finanziamenti, rafforzando il Fondo di garanzia per le Pmi e la Nuova Sabatini“. In ottica futura, si registra il buon andamento dei prestiti green erogati con il Gruppo Sace, che hanno già sostenuto migliaia di eco-progetti con decine di miliardi. Le agevolazioni “verdi” da fonti pubbliche restano uno strumento fondamentale per ridurre premio per il rischio e costo del prestito: il cambiamento climatico non riguarda solo le assicurazioni ma anche i portafogli delle banche e la crescente attenzione del settore a sostenibilità e criteri Esg si riflette, infatti, nell’incremento delle cosidette obbligazioni green. Ma forse, in questo momento storico in cui l’incertezza regna sovrana, paga anche restare con le radici piantate nel territorio – come stanno cercando di fare Bcc, popolari e confidi – e ridimensionare temporaneamente il taglio agli sportelli e la rivoluzione digitale, verso cui ci si è buttati a capofitto: semplificazione e velocità non significano automaticamente garanzia e sicurezza, per nessuno degli attori in campo.

Giuseppe Pignatelli (Banca Progetto): “Finanziamenti in Pool con Fidimed esperienza Unica nel Mercato”

 

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