12 Febbraio 2025

BPM, Mediobanca e Pop Sondrio contro Unicredit, MPS e Bper: Risiko o Far West?

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Qualcuno ha chiamato il proprio piano ‘unlocked’, questo invece è un piano ‘locked-in’ in termini di risultati“.

Così l’AD di Banco BPM, Giuseppe Castagna, nell’odierna call con la comunità finanziaria seguita alla pubblicazione dei risultati 2024 e all’annuncio dell’aggiornamento del Piano industriale, a proposito dell’offerta rilanciata solo ieri dal rivale di Unicredit, Andrea Orcel, a ridosso della diffusione del proprio esercizio, altrettanto performante.
Per ora non è più un’offerta perché a sconto, ma potrebbe materializzarsi in futuro e ce ne occuperemo” continua Castagna ricordando che “siamo stati i primi a muoverci con l’M&A nel 2017 e nel 2024, con l’operazione BPM-Banco e poi con l’unica offerta cash sul mercato per Anima“. Dopo l’annuncio s’è scatenato il ‘risiko’ bancario italiano, tuttavia – anche se “siamo la banca meglio posizionata per ulteriore M&A” – l’ambizione è “non solo essere più grandi, ma migliori” e “sicuri che i nostri stakeholder non corrano rischi inutili“.

Anche il CdA di Popolare Sondrio oggi ha ribadito che la proposta di Bper è a sconto e non è stata mai sollecitata, discussa o concordata, confermando che l’istituto valtellinese resta impegnato nel proprio percorso di crescita, inclusa la redazione del nuovo Piano strategico 2025-2027. Peraltro, la proposta di Gianni Franco Papa è arrivata in concomitanza con la diffusione di entrambi i bilanci, senza quindi consentire al mercato di apprezzare appieno i risultati superiori al consensus.
Per il board guidato da Mario Alberto Pedranzini, l’offerta ha inoltre il fine di fondere Sondrio nell’offerente, facendone venir meno l’autonomia e dunque il ruolo di riferimento per famiglie, professionisti e imprese delle aree di maggior ricchezza del Paese in cui opera. La stessa ipotesi di ridurre la quota azionaria dal 50 al 35% solleva dubbi sui rischi di esecuzione e sull’estrazione di sinergie in tempi rapidi, contando che già adesso i due player condividono alcune fabbriche prodotto nella bancassurance, nell’asset management e nel leasing (il che potrebbe però anche facilitare l’integrazione).

Già ieri il Comitato per l’indipendenza di BPS aveva giudicato l’affare dannoso da ogni punto di vista, paventando la cancellazione dello storico brand ma anche chiusura di filiali e tagli al personale. Il Comitato considera “infondate e inconsistenti” le motivazioni di un’operazione “distruttrice di valore e ostile“: nel comunicato si parla di “far west” anziché di risiko, sostenendo che la concentrazione del mercato non è nell’interesse del Paese e portando ad esempio altre offerte in corso, “come quelle contro BPM e Mediobanca“.
Eppure il dossier, che ha innescato una reazione a catena nel sistema,  potrebbe rivelarsi “vantaggioso per entrambe le banche” secondo Scope Ratings: intanto, tutte e due hanno un azionista comune in Unipol, che “faciliterà le discussioni“; in secondo luogo, “i business model commerciali sono complementari condividono un passato comune nel credito cooperativo“; infine Sondrio è 3 volte più piccola, il che rende l’esecuzione più gestibile per BPER. Gli analisti calcolano che il player risultante deterrebbe attività per quasi 200 miliardi di euro, ricavi superiori a 7 mld, un rapporto costi/ricavi sotto al 50% e un utile netto oltre 2 mld: “La transazione – affermano – sarebbe positiva per i creditori BPS, poiché il gruppo diventerebbe parte di un’organizzazione più resiliente, grazie anche a una maggiore diversificazione dei ricavi e a una più ampia presenza regionale” sulla penisola.

Gli operatori di medie dimensioni si stanno ora affrettando a garantire accordi – nota l’agenzia di rating – non solo per espandere le loro operazioni, ma anche per difendere le posizioni di mercato: l’accelerazione dell’attività di M&A in Italia è stata in parte innescata dalla paura di perdersi l’ondata di consolidamento in corso“, che consente di ottenere maggiori economie di scala. Scope ha già segnalato come l’offerta ostile di MPS su Mediobanca presenti invece complessità e “un elevato rischio di esecuzione, dati i diversi modelli di business e le sfide nel raggiungimento di sinergie sostenibili“.
Non è finita, infatti. Sempre ieri il CEO di Mediobanca – in un’altra call ‘chiarificatrice’ seguita al proprio bilancio d’esercizio 2024 – è tornato a rigettare con decisione l’Ops di Monte Paschi Siena, pure questa scontata, “fortemente distruttiva di valore“, “innaturale per la carenza di contenuti” e senza “alcun vantaggio dimensionale o distributivo” né “valore industriale o razionale strategico“: la mancata sovrapposizione tra le attività comporterebbe il “rischio di perdita di clienti e ricavi, siamo animali differenti“, ha chiosato Alberto Nagel. Anche lato governance, infine, non mancherebbero ostacoli dato il “significativo disallineamento di interessi tra azionisti collegati e di minoranza“.

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