di Giuseppe Gaetano, editor in chief
“Il dimezzamento dei crediti alle imprese da parte delle banche italiane è un tema che sta suscitando molta preoccupazione tra gli operatori economici” scrive in una nota Federcontribuenti, spiegando che la riduzione dell’importo complessivo dei prestiti e “il difficile accesso al credito rispetto al passato sta togliendo ossigeno alle Pmi, anche per l’attuazione della transizione digitale“.
Le aziende, prosegue il comunicato, “potrebbero non avere sufficiente capitale per affrontare le spese operative quotidiane, come il pagamento dei fornitori, dei dipendenti o delle imposte” e per “investire in nuove tecnologie ed espandere la produzione”: dunque “servono forti interventi governativi” per allargare le maglie del mercato “attraverso la garanzia statale o l’accesso facilitato ai fondi pubblici”.
A parte che il fatto che i finanziamenti corporate soffrono ma non si sono affatto dimezzati (rispetto a quando?), dai toni pare che il presunto credit crunch venga addebitato tutto agli istituti e non all’impennata record subita dai tassi, prima di tornare a scendere negli ultimi mesi, e alle stringenti regole imposte dalle autorità di vigilanza nazionali e sovranazionali, per fare in modo che i conti delle relazioni finanziarie continuino a quadrare, salvaguardando così in primis proprio i contribuenti che l’organizzazione autorevolmente rappresenta. L’ipotetica stretta non è certo colpa delle banche, che al contrario sono affamate di impieghi per compensare la riduzione dei margini di interesse nei bilanci. Dai Big non mancano proposte: tra le ultimissime iniziative del comparto, si segnalano quelle per il settore agricolo.
A dirla tutta è lo stesso governo a cui l’organizzazione si appella a remare contro aumentando la gabella per le banche che si rivolgono frequentemente al Fondo Pmi: un incremento percentuale da corrispondervi, la cui definizione è rimandata a un decreto attuativo atteso entro il prossimo 30 giugno (salvo rinvii). La stessa Bankitalia ha invitato il sistema a ridurre il ricorso alle garanzie statali e “da molti mesi – ha avvertito di recente il presidente ABI, Antonio Patuelli – sta facendo ispezioni generalizzate” riguardo la trasparenza delle operazioni accettate.
Proprio ieri ABI e tutte le principali rappresentanze di categoria hanno concordato che le disposizioni dell’authority europea sul rimborso dei crediti bancari limitano gli spazi di manovra degli istituti, chiedendo alle istituzioni una rapida modifica normativa. Intanto hanno definito insieme delle “Linee Guida” per aiutare le aziende in temporanea difficoltà finanziaria a ottenere facilitazioni nel rimborso dei prestiti bancari, fino alla sospensione dei pagamenti. Nel vademecum risaltano la necessità di intervenire tempestivamente – anche con il supporto di consulenti di fiducia – non appena emergano i primi segnali di difficoltà, e l’importanza di mantenere un dialogo costante con l’intermediario.
Sono inoltre indicate modalità e condizioni per allungare le garanzie fornite dai fondi Pmi, Sace e Ismea sui prestiti per cui è richiesto un break momentaneo delle rate. Il Fondo gestito da Mcc, in particolare, nel 2024 ha conosciuto una emorragia di finanziamenti (42,5 miliardi di euro, -7,7%), importi (29,9 mld, -13,8%) e domande accolte (228.909, -3%, metà delle quali al Nord). Cala il peso dell’industria, crescono commercio e servizi. Stabili a 153.854 (+1,2%) le imprese beneficiarie (57% micro e 22,5% piccole), un terzo delle quali ha attivato almeno due operazioni. L’impegno 2025 per l’operatività loan by loan e portafogli di finanziamento è quantificabile in circa 2,3 mld ed è tale da garantire prestiti per oltre 40 mld.
La progressiva riduzione media degli impieghi registrata nel passato esercizio riguarda in effetti le micro e piccole imprese, che sono la maggioranza in Italia. Scremare le meritevoli, nella concessione dei finanziamenti, potrebbe tuttavia precludere la possibilità di entrare nel “circolo virtuoso” quelle che – magari proprio per problemi di credito e liquidità – non si sono ancora dotate ad esempio di un bilancio di sostenibilità, una polizza cyber oltre che catastrofale o presidi interni di sicurezza: tutte meritevoli implementazioni, per cui occorre però denaro.
Anche l’accordo firmato in questi giorni da ABI con Assopopolari, Acri e Pri.Banks – per sostenere le piccole e medie banche territoriali, mettendone a fattor comune le diverse competenze – risponde in fin dei conti all’obiettivo di restare vicino alla composita e sfaccettata clientela corporate locale.
Dal mondo imprenditoriale giungono notizie in chiaroscuro. Nel 2024 Crisbis ha rilevato 9.162 liquidazioni giudiziali (+19,7% a/a). A fine anno l’analisi di Crif – su un campione di oltre 2,5 milioni di ditte individuali e società di persone e capitali – stima un tasso di default in aumento al 2,9% e in accelerazione al 3,5% a fine 2025, in linea col peggioramento del contesto macroeconomico. Manifattura, tessile e automotive i business più sofferenti; trend speculari per agroalimentare e turismo: il primo ha un tasso di default sotto alla media del Paese ma un andamento calante delle erogazioni, e viceversa.
Non sono cifre allarmanti, contenute anche dall’autofinanziamento. Certo la crescita debole raffredda la domanda, che – a livello regionale – si è sgonfiata specie in Veneto. Tuttavia sino al terzo trimestre – ultimo dato disponibile – l’erogato sarebbe rimasto stabile nel numero di prestiti (+0,9%), crescendo addirittura negli importi (+2,4%) specie in forme rateali (+4,6%) grazie soprattutto all’andamento di mutui chirografari.
Cifre che purtroppo non trovano molto riscontro nei negativi bollettini ABI e Bankitalia; e neppure nella view di Confindustria, secondo cui gli interessi per le nostre imprese sono scesi finora di oltre un punto (4,40% a dicembre, da un picco di 5,59%), ma il credito resta in calo (-2,3% annuo).
Di sicuro il costo del denaro è ancora elevato e anche il nuovo taglio della Bce atteso dopodomani, 6 marzo – che per alcuni analisti sarebbe l’ultimo da 25 cent prima di un pausa – non produrrà da solo una ripresa istantanea delle erogazioni. Dalle proiezioni su questo primo trimestre in corso, il peggio sembra comunque ormai alle spalle.
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