di Giuseppe Gaetano, chief editor
L’avevamo preannunciato da mesi su PLTV: già da aprile, dopo le prime trimestrali, si vedevano all’orizzonte gli inequivocabili segnali di un 2023 eccezionale per le banche italiane; specie per le Big, che mediamente hanno incrementato gli utili di oltre il 60% in 12 mesi superando gli 11 miliardi di euro.
Per Prometeia il loro Roe è schizzato al 13,7%. Superati alla grande i durissimi stress test EBA (una verifica importante dato il costo del credito tricolore, il più alto tra i grandi Paesi Ue), le semestrali pubblicate in questi giorni sono la conferma di come il repentino innalzamento dei tassi da parte della Bce abbia lanciato il margine di interesse (+56% a quasi 19 miliardi) e, allo stato, sia destinato a far sentire i suoi effetti benefici sui bilanci degli istituti di credito non solo per tutta la seconda parte dell’anno, ma probabilmente per buona parte del 2024. Anche perché, secondo più di un osservatore, il 14 settembre ci sarà ancora un rialzo del costo del denaro – il decimo consecutivo prima del primo break dopo oltre un anno – e i tassi di interesse resteranno sul 4% ormai per l’intero anno prossimo. Ma, oltre alla stretta monetaria, l’altro volano delle banche è la grande tenuta dimostrata da famiglie e imprese nonostante il contesto difficile – grazie rispettivamente a risparmi e patrimonializzazione – che ha fortemente ridotto gli accantonamenti per perdite su crediti (-57% a 1,5 mld).
PwC si attende ora un ulteriore consolidamento tra gli operatori bancari, in particolare le regionali potrebbero creare opportunità di scala per compensare i maggiori costi derivanti dal contesto normativo più complesso, e un maggiore slancio nella ristrutturazioni: “Le banche tendono a ridurre il volume dei prestiti, stiamo già osservando segnali di stress in settori come quello degli immobili commerciali, questo potrebbe influire sulla qualità del credito nei bilanci – si legge in un recente report della società di servizi -. Riteniamo quindi che le banche prenderanno in considerazione operazioni di cessione di portafoglio di deteriorati o attività non strategiche per migliorare i coefficienti patrimoniali. La spinta alle aggregazioni negli ultimi anni in Italia è stata molto forte, sia per ricercare redditività sia per modernizzare business model basati prevalentemente sull’attività tradizionale del prestito“. Ad ogni modo i bassi livelli attuali di NPL e la prospettiva di tassi alti per almeno un anno ancora, lasciano ben sperare il comparto per il futuro. Lo stato di buona salute è ribadito anche dalle performance in Borsa: da inizio anno a Piazza Affari le performance del comparto bancario sono cresciute di oltre il 30%.
Banche, Utili delle Big Triplicati grazie a Margine di Interesse e Controllo Costi