Il 2025 parte in quarta per il credito corporate di Intesa Sanpaolo che, rinsaldata l’accordo con Confindustria, rinforza anche la convenzione già in essere da un anno con SACE sulle garanzie Futuro e Green offrendo alle imprese italiane che investono in energia eolica e fotovoltaica finanziamenti fino a 50 milioni di euro, di durata ventennale e con copertura pubblica fino al 50% dell’importo erogato.
Sotto i 15 milioni l’istruttoria è semplificata, ma in generale l’iter approvativo sarà velocizzato dalla preliminare condivisione delle condizioni di strutturazione del prestito tra i due player.
Tra l’altro l’istituto di credito – già attivo sul fronte Pnrr e Transizione 5.0 – ha un “desk energy” dedicato nella divisione Banca dei Territori guidata da Stefano Barrese, composto da ingegneri e valutatori specializzati in facilitazioni e agevolazioni, e il Il Pniec prevede di portare la copertura della domanda elettrica nazionale da parte di fonti rinnovabili al 64% entro il 2030 dall’attuale 43%.
L’affare promette soddisfacenti livelli di profittabilità economica per gli investitori e di sostenibilità per il sistema bancario, grazie alla stabilità dei flussi di cassa nel tempo: nel periodo 2025-2028 si stimano circa 50 miliardi di nuovi investimenti, grazie alle misure di sostegno presenti e future come il decreto Ferx.
L’iniziativa vuole essere vicino alle “imprese anche di piccole dimensioni che decidono di investire in impianti green – dice Anna Roscio, responsabile Sales & Marketing Imprese di Banca dei Territori – sempre più consapevoli dei benefici, anche per il loro successo, degli investimenti Esg: dal 2020 abbiamo erogato a tal fine circa 8 mld di finanziamenti per un totale di 4.680 operazioni alla clientela”.
“L’innovazione sul project financing – aggiunge Daniela Cataudella, Head of Dynamic Business Solutions di SACE – si inserisce in un percorso innovativo e customer-centric di semplificazione dei processi e digitalizzazione dei prodotti, che punta ad azzerare i tempi di rilascio delle garanzie“.
Credito alle Pmi, i nodi del Fondo di garanzia 2025 penalizzano anche le Banche