Monte Paschi Siena chiude il 2024 con un utile a 1.951 milioni di euro, sostanzialmente stabile a livello annuo.
Il margine di interesse sale a 2.356 mln (+2,8% a/a, +63,7 mln). La crescita delle commissioni nette (1.465 mln, +10,8% a/a) è riconducibile alla buona performance dell’attività di intermediazione e consulenza (+19%, pari a +113,7 mln) e alla positiva dinamica dell’attività bancaria commerciale (+4,1%, +29,7 mln). Aumenta soprattutto l’apporto delle commissioni di distribuzione/gestione portafogli (+30,1%, +109,7 mln), dei prodotti assicurativi (+8,5%, +16,3 mln) e delle garanzie (+28,9 mln di euro), dato in ulteriore ascesa nel 2025.
I volumi di raccolta complessiva raggiungono 197,2 mld, salendo tanto nella componente diretta quanto nella indiretta. In leggero aumento gli oneri operativi (1.869 mln, +1,4% a/a); il patrimonio guadagna 1,6 mld in 12 mesi, toccando gli 11,6 mld.
I finanziamenti alla clientela si attestano a 77,3 mld di euro, in lieve aumento rispetto sia alla chiusura d’esercizio 2023 (+0,5 mld) che al terzo trimestre 2024 (+0,7 mld) grazie ai mutui (+0,3 mld dal 30 settembre) e agli altri finanziamenti (+0,8 mld), mentre flettono conti correnti e PCT. Gli impieghi performing salgono a 68,4 mld; stabili a 7,7 mld i crediti deteriorati, con percentuale di copertura al 48,5%.
Durante la presentazione, l’AD Luigi Lovaglio ha evidenziato lo sviluppo dei prestiti netti alla clientela “migliore del mercato“, con dinamiche positive nel quarto trimestre sia nel retail che nelle Pmi, contribuendo a una crescita di quasi 1 miliardo dei prestiti totali nel trimestre.
Il nuovo Piano industriale al 2028 procede spedito, ma a catalizzare l’attenzione dei media è la business combination con Mediobanca: “La maggior parte dei player stanno aggiungendo product factories – ha detto Lovaglio -, mentre noi andiamo oltre con una combinazione della value chain: offriremo una gamma di prodotti migliorata, raggiungendo una relazione migliore con i clienti. È un modello che altri player universali hanno adottato sia in Italia che in Europa, differente dalla combinazione di due banche commerciali dove c’è una concentrazione del rischio“.
L’OPS del 66,7% “non andrà a colpire l’identità” di Mediobanca – ha aggiunto – “che vede già un contributo del wealth management e della banca d’affari pari al 35%” dell’utile netto, quasi quanto quello del credito al consumo di Compass che contribuisce con quasi il 30%, mentre il contributore principale è il 13% della quota Generali che rappresenta quasi il 40% dell’utile totale”.
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