di Giuseppe Gaetano, editor in chief
“Un’operazione che difende il risparmio privato e rafforza il sistema bancario nazionale”, dunque la sua capacità “di sostenere le necessità di credito e investimento delle Pmi, facilitandone la crescita ma anche l’accesso a nuovi mercati“.
L’approvazione del presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, all’Ops presentata da MPS su Mediobanca, è tra le prime giunte a ridosso dell’annuncio, seguita a stretto giro da quelle del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, del ministro Giancarlo Giorgetti e della stessa premier Giorgia Meloni: che un colosso finanziario cresca e resti nel nostro Paese può solo aiutare l’economia reale. Anche il presidente Abi Antonio Patuelli, pur senza sbilanciarsi, ha manifestato di apprezzare la ritrovata effervescenza del mercato.
Altre reazioni sono seguite e seguiranno in questi giorni. Si tratta di un’integrazione tra una banca commerciale tradizionale e una d’investimento con attività nell’asset management e nel credito al consumo, entrambe ben posizionate: Monte Paschi, dal cui capitale lo Stato sta via via uscendo (attualmente detiene ancora l’11,7% delle partecipazioni), ha varato 6 mesi fa il nuovo Piano al 2028; Mediobanca, che col Ceo Alberto Nagel giudica “ostile” l’offerta, dal canto suo coltiva ambiziosi traguardi per il futuro. Il primo pensiero degli analisti è andato alle inevitabili ricadute sul controllo delle Generali, proprio mentre il Leone sta agguantando i francesi di Natixis.
Chissà che nella partita non entrino altri attori nelle prossime settimane, di sicuro senza l’ok di Delfin e Caltagirone non si giocherà. Secondo Scope Ratings, “dal punto di vista del credito, l’entità combinata beneficerebbe di una base ricavi altamente diversificata in tutti i principali segmenti finanziari: banche, gestione patrimoniale e assicurazioni“. Per gli analisti dell’agenzia, il management che l’ad e dg Luigi Lovaglio guida da un biennio “stima sinergie annue di 700 milioni di euro circa“, grazie a riduzione dei costi e aumento dei ricavi tramite cross-selling e penetrazione nel mercato.
Equita sottolinea al contrario “i rischi potenziali di dissinergie che potrebbero comportare una diluizione delle caratteristiche distintive di Mediobanca, rendendo meno visibile l’effettiva creazione di valore: il progetto è innovativo e ambizioso, ma continuiamo ad avere dubbi sull’integrazione di due realtà con modelli di business e culture aziendali molto differenti” scrivono gli esperti, a cui il premio offerto appare comunque modesto. Domattina il CdA di Mediobanca analizzerà e formalizzerà una prima valutazione sull’Ops.
Parliamo ormai della terza iniziativa nel risiko bancario aperto a fine 2024 dal tentativo di assalto di UniCredit (dopo Commerzbank) a Banco BPM (già alle prese con Anima), rivisto qualche giorno fa da Andrea Orcel al 15% delle quote azionarie; e proseguito con le trattative tuttora in corso tra Banca Ifis e illimity e tra Banca del Fucino e MCC per Cassa di risparmio di Orvieto. Su quest’ultima aveva messo gli occhi anche Banco Desio: i brianzoli stanno cercando di espandersi dal Nord al Centro ma nel weekend si sono visti rifiutare un’altra avances, da Popolare del Frusinate.
Vedremo che fine farà, inoltre, l’offerta vincolante presentata da Popolare del Cassinate ai commissari Bankitalia per acquistare Smart Bank (già attenzionata a sua volta da illimity), col supporto del Fondo interbancario a garanzia di eventuali “buchi” nei bilanci dell’ex Banca del Sud, (ora controllata dal fondo Cirdan): il Consiglio di Stato ha infatti autorizzato la cessione di asset solo se indispensabile e stoppato la vendita fino all’udienza di merito sul commissariamento. L’iniziativa avrebbe consentito all’istituto laziale di affiancare alla raccolta fisica quella digitale, potenzialmente nazionale, grazie a una piattaforma online proprietaria da destinare anche alla vendita di prodotti di wealth management e bancassicurazione.
Naturalmente nel dossier MPS-Mediobanca il groviglio azionario di interessi è molto più complesso, tuttavia non è escluso che a livello generale la strategia di crescita per linee esterne e diversificazione del portafoglio di prodotti e servizi – a controbilanciare il calo dei tassi e dunque dei margini – si estenda nei prossimi mesi ad altri istituti di credito (anche territoriali) e alle stesse compagnie assicurative, nell’ottica di sviluppare internamente la bancassurance.
In campo strettamente assicurativo, le ultime acquisizioni sono firmate Allianz e AXA. Allianz Italia, in particolare, ha finalizzato 4 acquisizioni nell’ultimo decennio ed ha in cassa ha risorse per ulteriori operazioni di valore che si dovessero presentare sul mercato nazionale, per accedere a nuovi clienti e soprattutto ampliare la rete agenziale. Ma anche i broker grandi e piccoli sono in fermento.
Fincontinuo: Banca d’Italia autorizza il fondo JZ Int’l all’Acquisizione del 100%