UBS ha registrato un utile netto record nel secondo trimestre del 2023, pari a 29 miliardi di dollari, al lordo di un avviamento negativo di 29 mld legato all’acquisizione di Credit Suisse a fronte di attivi ponderati in funzione del rischio rilevati per 238 mld.
Un risultato ottenuto nonostante la perdita di 8,9 mld di franchi svizzeri della controllata, dovuta alle incertezze provocate inizialmente dall’imponente operazione. A due mesi e mezzo dalla fusione “stiamo riconquistando la fiducia dei clienti – commenta il Ceo, Sergio Ermotti -, riducendo i costi e intraprendendo le azioni necessarie per realizzare economie di scala che ci permetteranno di focalizzare meglio le nostre risorse e indirizzare gli investimenti per la crescita futura“.
I nuovi depositi netti ammontano a 23 mld di dollari nel trimestre, di cui 18 ascrivibili alle divisioni Wealth Management e alle attività di Credit Suisse. Anche i deflussi di asset, provocati dal salvataggio, sono tornati in positivo nel mese di giugno.
Ora UBS punta a completare l’integrazione dell’ex competitor, togliendone il marchio dal mercato, entro fine 2026: data in cui conta di raggiungere 10 mld di risparmi e riduzioni annuali dei costi lordi per la stessa cifra. Il piano, che comporterà il taglio di circa 3mila posti di lavoro in Svizzera, prevede che le spese cumulative legate all’integrazione siano ampiamente compensate da effetti di accrescimento del valore alla pari di circa 12 mld, relativi alle rettifiche al fair value applicate agli strumenti finanziari a costo ammortizzato.