16 Febbraio 2024

Banche, il Punto dopo i Bilanci 2023: un Anno Irripetibile?

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Le grandi banche italiane – Intesa Sanpaolo, UniCredit, BPM, BPER e MPS – hanno riportato un utile netto aggregato di 6,3 miliardi di euro nel quarto trimestre 2023 (+62% a/a) e di 22,1 mld per l’intero anno fiscale (+73%). 

Mentre in queste settimane fioccano le relazioni di bilancio di grandi e piccoli istituti di credito, DBRS Morningstar tira la media dell’esercizio dell’anno scorso caratterizzato – non solo per i Big – da maggiori ricavi, buon controllo dei costi e minori accantonamenti per perdite su crediti, per un ROE salito in 12 mesi dal 7,7 al 14,5%. Che fosse un anno eccezionale, la cui scia si sarebbe ripercossa positivamente lungo il 2024, era sembrato chiaro già dopo le terze trimestrali 2023.
Gli utili operativi hanno beneficiato di commissioni nette stabili, ottimo controllo dei costi e soprattutto margine di interesse elevato: sebbene questo abbia ormai raggiunto il picco ed sia dato in discesa nei prossimi mesi, i margini medi dovrebbero comunque restare sopra i livelli storici, anche perché il primo taglio al costo del denaro difficilmente avverrà prima di primavera. Nell’analisi dell’agenzia di rating, migliora la qualità degli asset nonostante la contrazione dei prestiti innescata dal rallentamento dell’economia, mentre calano in generale rettifiche su crediti e costo del rischio.

All’ultimo Assiom Forex il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, non ha avuto difficoltà a riconoscere una volta di più che “i principali indicatori di bilancio offrono un’immagine positiva” ma ha messo in guardia dall’effetto retroattivo che i tassi di interesse potrebbero avere nel prossimo biennio sulle condizioni finanziarie della clientela e quindi sul credito: le parole d’ordine sono “prudenza nella classificazione dei prestiti” e attenzione ai piani di raccolta, ovvero alla capacità di reperire risorse liquide e ai piani di risanamento dei debitori, per cui occorrono rinnovate competenze gestionali e consulenziali. A tal fine Via Nazionale sta conducendo approfondimenti e “controlli sui soggetti che operano nel recupero dei crediti, i cosiddetti master servicers”.

Sui crediti deteriorati sembra opportuno smorzare i toni allarmistici: se le famiglie possono contare su basse percentuali di indebitamento privato e alti livelli occupazionali (ma non salariali), le imprese appaiono per lo più capitalizzate e competitive, con una liquidità che le rende resilienti a choc esterni. Risparmi a parte, il reddito netto annuo medio per nucleo familiare si attesta intorno ai 33.800 euro; mentre la rischiosità dei crediti delle aziende resta su soglie storicamente basse in ogni area geografica del Paese.
E’ vero che le stime indicano un lieve aumento del tasso di deterioramento nel 2024; contenuto per industria e servizi, più elevato per l’edilizia. Sappiamo che il merito creditizio del settore costruzioni è messo particolarmente alla prova da fine dei bonus, costi dei materiali, rallentamento del mercato real estate. Ma tassi di default leggermente più elevati sono ancora ampiamente gestibili dal sistema, grazie ai profili di rischio fortificati dagli intermediari.

Anche la Peer Review of Italy del Financial Stability Board elogia i progressi compiuti dal nostro comparto bancario nella riduzione di Npl in bilancio, pur raccomandando che le autorità continuino a rafforzare la vigilanza sui soggetti rilevanti, compresi i servicer; oltre che a monitorare e promuovere il mercato secondario dei crediti deteriorati, magari riattivando la garanzia pubblica sulla cartolarizzazione delle sofferenze.
In sintesi, gli outlook indicano altri 12 mesi di profitti e business per gli operatori del credito, anche se non per tutti agli stessi livelli. Tassi e inflazione si affievoliranno, ma perdureranno altre criticità che hanno contrassegnato il 2023: in particolare resteranno a incombere su clima di fiducia le tensioni macroeconomiche, geopolitiche e le crisi climatica ed energetica. Ancora una volta spetterà agli addetti ai lavori conquistarsela, con ogni canale, presso i loro clienti: è una delle grandi sfide del 2024.

Banche Italiane ed Europee davanti al 2024, le Big Tech sono il Competitor

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