di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Lo stato di salute delle banche italiane è “al massimo dell’ultimo decennio“ e, sebbene sia attesa una certa pressione su profittabilità e qualità degli asset dal secondo semestre 2024, il peggioramento delle condizioni sarà “assolutamente gestibile” grazie al miglioramento delle performance e della resilienza dei nostri istituti di credito.
Secondo la view di Fitch Ratings, nell’esercizio in corso il margine di interesse netto – anche se molto probabilmente ha appena toccato il picco – in media resterà comunque vicino ai livelli del 2023 grazie ai depositi e alle politiche di hedging e portafoglio, confermandosi – insieme alle basse inadempienze dei clienti sui rimborsi e al controllo dei costi contro l’inflazione – principale motore di una redditività e un utile operativo che dovrebbe rimanere ben al di sopra della media a lungo termine, nonostante graduale declino della politica monetaria, crescita moderata dei prestiti e costo del finanziamento più elevato.
Tra l’altro l’oculata gestione dei costi operativi – 29,6 miliardi di euro l’anno scorso (+1,4% a/a), in base ai dati Fisac Cgil – è riuscita ad ammortizzare anche la prima tranche del rinnovo del contratto nazionale di settore: secondo il sindacato ha aumentato mediamente il costo del personale impiegato del 5,2% (83mila euro a dipendente), con i grandi gruppi in grado di ridurlo però fino all’1,5%.
Tornando a Ficht, nel biennio 2024-25 è atteso un limitato peggioramento della qualità degli asset, con le banche dotate tuttavia di capitale adeguato e ampie riserve rispetto ai coefficenti Cet1. Del resto la qualità degli attivi nel 2023 è stata migliore del previsto, poiché il rapporto mediano dei deteriorati è sceso a poco meno del 3% – percentuale più bassa da oltre 10 anni – nonostante la contrazione del mercato. Aggiungiamo che anche il progresso del mercato secondario degli Npl affidato a società di gestione, e la sua possibile futura liberalizzazione, ha contribuito a ridurre l’esposizione degli intermediari. In sintesi, modesta crescita del Pil e tassi di interesse tuttora elevati aumenteranno appena il grado di default della clientela, se non altro perché la domanda di prestiti sembra destinata a restare contenuta fino a dicembre. Per questo non si capisce l’allarmismo promosso da varie associazioni di consumatori e imprenditori secondo cui famiglie e Pmi starebbero lottando addirittura per la sopravvivenza.
Gli esperti evidenziano inoltre i profili di funding equilibrati e basati in gran parte su depositi granulari retail e commerciali, e su un accesso adeguato ai finanziamenti wholesale. C’è inoltre potenziale per M&A e consolidamento, a rendere il sistema ancor più resiliente: sia attraverso deal in cui i leader potrebbero incrementare le loro posizioni acquistando concorrenti minori, sia tramite operazioni tra banche secondarie e più piccole.
L’ultimissimo outlook sul Belpaese, aggiornato al 30 giugno scorso, viene da S&P Global Ratings e dipinge stabilità: costo del denaro, capitalizzazione, minore frammentazione e qualità degli attivi strutturalmente migliore sosterranno la capacità di guadagno delle banche italiane anche nel 2025, nonostante volumi di attività stazionari, mentre le perdite su crediti rimarranno limitate.
Il quadro appena descritto è condiviso da ogni report, dalla recente relazione annuale di Bankitalia all’ultimo “Risk Dashboard” EBA: anche a livello europeo, infatti, la maggior parte dei player conferma le previsioni di un progressivo aumento delle sofferenze specie nei prestiti alle Pmi e nel credito al consumo nei prossimi mesi, ma il fenomeno è valutato come transitorio e destinato a rientrare assieme all’allentamento della stretta monetaria BCE. Con le spalle coperte dagli eccellenti risultati delle prime trimestrali, nel sistema prevale l’ottimismo e anche secondo l’Authority europea il vero costo del rischio, per le banche, arriva soprattutto dagli attentati informatici alla sicurezza dei dati. Insomma il biennio d’oro appena passato – attestato solo qualche giorno fa pure dalla Consob, per le quotate a Piazza Affari – potrebbe diventare un triennio e, forse, anche un quadriennio.
Banche italiane in forma, verso un brillante primo Semestre 2024