di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Una sia pur debole ricrescita dell’economia italiana, nel primo trimestre e lungo tutto il 2023, che scongiura lo spettro della recessione ma non quello di una riduzione dei finanziamenti.
Nel quadro economico nazionale riassunto dal n.1 di OAMagazine 2023 migliora il clima di fiducia delle imprese, si riduce però il potere d’acquisto delle famiglie: la propensione al risparmio, scesa di 2 punti al 5,3%, è ai minimi storici. Secondo Bankitalia il nostro sistema bancario resta solido, specie per i gruppi significativi. A parere di molti analisti, nonostante le perduranti tensioni internazionali scaturite da episodi di dissesto in Usa e in Svizzera, grazie al rialzo dei tassi di interesse nell’anno in corso la redditività per gli azionisti dei maggiori istituti quotati sarà del 10%. Più s’allarga la forbice tra i prestiti, che ormai rendono il 4%, e i decimali riconosciuti ai correntisti, più salgono i profitti: le stime parlano di 5 miliardi di euro nel primo trimestre 2023, il doppio del 2022. Per l’outlook Abi-Cerved il 2023 e 2024 potrebbero però registrare un’impennata delle sofferenze: il deterioramento riguarderebbe le imprese di ogni dimensione, in particolare le costruzioni. Dei tassi su prestiti e mutui, hanno già detto i recenti bollettini di Abi e Bankitalia; così come del business immobiliare gli operatori del comparto.
Nel periodico dell’Organismo Agenti e Mediatori c’è spazio però anche per un aggiornamento sull’inarrestabile riduzione degli sportelli rilevata dalla First Cisl: allo stato sono oltre 4 milioni i cittadini e 232mila le imprese in Comuni senza una banca, mentre aumenta in parallelo la clientela che opera esclusivamente sul web, anche nella fascia anziana sempre più digitalizzata. Tra i dati emerge che il 5% dei clienti farebbe a meno dell’agenzia fisica se il disbrigo della pratica online includesse una copertura assicurativa contro eventuali rischi a causa di terzi/truffe/rapina; e che nell’ultimo anno il 4% delle CQ e il 9% di prestiti personali e polizze assicurative sono stati sottoscritti in occasione di un nuovo rapporto con la banca via web. Se resiste uno zoccolo duro di affezionati alla filiale, d’altro canto i “millenials” si connettono ormai alla loro banca tramite assistenti vocali e orologi indossabili. Cresce il web banking nei pagamenti, anche in modalità mobile. Indietro non si torna: crescono infatti gli investimenti societari in tecnologia e le partnership con fintech (banche e compagnie costituiscono il 65% dei partner delle startup).
Anche all’interesse dei player europei verso il fintech tricolore si deve l’attrazione di capitali internazionali (l’anno scorso ha raccolto oltre 1 miliardo di risorse dagli investitori soprattutto con la formula del venture capital), e la crescita della quota di mercato degli istituti esteri presenti in Italia, passati in un anno dal 5,3 a circa il 6%. Da qui, l’aumento delle forme di finanziamenti alternativi alle Pmi in risposta a “tempi di d’incasso delle fatture straordinariamente lunghi – afferma l’associazione ItaliaFintech – e un insufficiente apporto di finanziamenti a breve termine da parte del sistema creditizio tradizionale: la possibilità di liquidare i crediti commerciali, anticipandone l’incasso, rappresenta quindi una soluzione” stante anche l’attuale “restrizione degli standard di credito per i prestiti”. Tra i modelli di business innovativi vanno citati il “banking-as-a-service”, che integra servizi finanziari nell’offerta commerciale di soggetti operanti in settori diversi; e il “buy now pay later” nel credito al consumo, che ha una prospettiva di crescita del 126% entro il 2026. Embedded finance e digital lending hanno senza dubbio un forte potenziale di crescita sul mercato nel medio termine, grazie a integrazione ed estensione della gamma di servizi offerti verso differenti industries.
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