13 Marzo 2024

Banche verso la prima Trimestrale 2024, le incognite Raccolta e Buffer di Rischio non Spaventano il Comparto

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

E’ passato esattamente un anno dalle turbolenze americane e svizzere che hanno investito il sistema bancario globale: quello europeo ha esibito grande resistenza, senza subire ricadute dalla conseguente volatilità dei mercati.

In Italia, dopo il +45% annuo segnato nel 2023 dalla crescita media dei ricavi del comparto grazie all’attività di lending, l’elevato livello medio che i tassi manterranno nel corso dell’intero 2024 continuerà ad assicurare un buon margine di interesse nelle relazioni trimestrali delle banche, in particolare le prime dell’anno nuovo attese entro maggio. Per lo stesso motivo, però, nei prossimi mesi la domanda di credito di famiglie e imprese potrebbe proseguire a contrarsi, seppur più lievemente; mentre la raccolta rischia di farsi salata riducendo i guadagni, sebbene finora gli istituti siano riusciti a contenerla efficacemente specie lato retail. D’altro canto, lo sviluppo delle attività di copertura del rischio sembrano mettere al riparo il settore dal dietrofront del costo del denaro atteso tra fine primavera e inizio estate.

Nonostante tutto, come misura precauzionale aggiuntiva, la Banca d’Italia ha appena proposto di applicare – gradualmente fino al 30 giugno 2025 – un buffer di rischio sistemico (SyRB) pari all’1% delle esposizioni domestiche, il cui calo ha coinciso dal 2020 con l’aumento dei coefficienti patrimoniali: una riserva di capitale, già contemplata dalle autorità, volta a “rafforzare ulteriormente la resilienza a fronte di eventi avversi, originati anche al di fuori del sistema finanziario” e “la capacità degli intermediari di assorbire eventuali perdite continuando a finanziare imprese e famiglie” visto che l’erogazione di prestiti garantiti dallo Stato si sta gradualmente affievolendo. Il buffer di capitale anticiclico (CCyB) è un altro esempio di requisito normativo attivato in cicli favorevoli in modo da prevenire effetti prociclici e tamponare il peggioramento delle condizioni economiche durante le fasi avverse. Tuttavia, l’Italia è tra i Paesi che al momento non hanno implementato né un CCyB né un SyRB, fa notare un’analisi di Morningstar DBRS.

Secondo gli stessi dati Bankitalia, il capitale bancario superiore ai requisiti regolamentari ammontava a circa 47 miliardi di euro al 30 settembre 2023 e l’attivazione del SyRB comporterebbe una diminuzione del capitale libero dal 3,8 a circa il 3,2% delle attività ponderate per il rischio a livello di sistema e costerebbe fino a 7,8 mld o 86 pb di capitale: un valore che regge favorevolmente il confronto con buffer medi superiori ai requisiti di vigilanza di circa 770 pb per il CET1 (al 16,3% a fine 2023) e 640 pb per il Total Capital (al 19,3%), anche perché calcolato sugli RWA totali e non sui soli domestici a cui si applica la misura. L’affare”Nel complesso, riteniamo che le banche italiane siano ben posizionate per assorbire questo impatto – scrivono o ricercatori – grazie alla sostenuta generazione organica di capitale, che ha contribuito a rafforzare le riserve di capitale nonostante le distribuzioni più generose agli azionisti tramite dividendi e anche riacquisti di azioni proprie presso alcune banche“.

Ma non è solo Via Nazionale a invitare il comparto a non farsi prendere troppo dall’entusiasmo, giacché la prudenza non è mai troppa. In controtendenza rispetto a tutti gli altri report di settore, Prometeia prevede nel 2024 un calo del margine di interesse del 7% annuo e, da qui al 2026, circa 240 mld di deflusso dai poco remunerati conti correnti: 100 finiranno dai depositi a vista a quelli a termine, più costosi e vincolati, che incrementeranno dall’attuale 7 al 12% il peso sulla raccolta totale, modificandone quindi la composizione. La quota mancante dovrà essere sostituita “con più emissioni e a costi mediamente più alti” sostengono gli analisti, stimando un aumento della componente obbligazionaria dall’11 al 14%. Così la redditività delle 8 principali banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit, BPM, BMPS, BPER, Mediobanca, Credem, Popolare di Sondrio) – lanciata da un portafoglio impieghi favorevole dal punto di vista dei nuovi prestiti a tasso variabile, che si attestano al 74% negli ultimi 3 anni – è attesa in  progressivo calo nei prossimi 3 dal 14,6 (quasi il doppio del 2022) al 6%.

Anche Scope Ratings ha ricordato di recente che la liquidità può evaporare in fretta se la fiducia dei clienti diminuisce, invitando ad altrettanta cautela. “La crescita dei costi supererà quella dei ricavi nel 2024 e nel 2025 – pronostica l’agenzia – determinando un lieve deterioramento della redditività e degli indici di efficienza, anche se da livelli molto forti“; mentre “il margine di interesse netto mediano si contrarrà dall’1,71% all’1,63% nel 2024 e all’1,52% nel 2025”: cifre comunque superiori all’1,3 totalizzato nel 2022. Certo, date “le anemiche previsioni di crescita economica per il 2024, i volumi dei prestiti ristagneranno a fronte di una domanda fiacca“, minacciando di tradursi in una frenata dei ricavi e in un deterioramento della qualità degli attivi, “anche se – riconoscono gli esperti – i timori di una ripetizione del rapido accumulo di Npl post-crisi finanziaria globale sono fuori luogo“.

Banche Italiane, come Comincia il 2024: Sfide e Obiettivi dell’Anno

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