Il nuovo Piano Industriale 2023-2026 appena approvato dal Cda di Banco BPM fa leva sull’ottimo posizionamento geografico – con una presenza concentrata nelle regioni più ricche d’Italia (78% degli impieghi verso clientela concentrati al Nord e una quota di mercato in termini di sportelli retail pari al 9,3%) – e sul solido business model che, oltre alla proprietà di realtà come Akros e Aletti specializzate in soluzioni finanziarie, si basa sulla presenza di partecipazioni rilevanti in fabbriche prodotto attive in risparmio gestito, credito al consumo, bancassurance e monetica.
Entro fine 2023 è atteso il closing sull’acquisto del 65% del capitale di Vera Vita e Assicurazioni, con rivendita della quota – insieme alla partecipazione del 65% in Banco BPM Assicurazioni (attiva nel Danni e oggi controllata al 100% dall’istituto tramite Banco BPM Vita) – a Crédit Agricole Assurances; a valle di tale operazione sarà internalizzata tutta l’attività di Life Insurance e attivata una partnership nel settore danni. Entro il primo trimestre 2024, invece, è previsto il conferimento in BCC Pay delle attività di monetica, che farà diventare la joint venture (di cui BPM deterrà circa il 29%) il secondo operatore italiano nel settore dei pagamenti.
Altra leva è la trasformazione digitale tramite un modello di servizio che ha permesso un’operatività crescente tramite App, che ha superato quella fisica in filiale, e un’integrazione degli aspetti Esg.
Sul fronte della remunerazione, sono previsti 4 miliardi di euro agli azionisti in orizzonte piano. I risultati in arco beneficeranno della crescita dei ricavi commissionali (+0,3 mld), grazie a: migliore efficacia commerciale attraverso l’offerta di soluzioni a valore aggiunto per la clientela Sme & Corporate; accelerazione in ambito wealth management; internalizzazione/partnership con le fabbriche prodotto in termini di maggior contribuzione dei ricavi dal life insurance (da 0,05 mld nel 2023 a 0,15 nel 2026). Lato costi, nei prossimi 3 anni proseguirà la razionalizzazione della rete distributiva in chiave anti inflattiva, con: phase out di oltre 400 cash desk, riduzione delle filiali da 1.350 a circa 1.250 e delle postazioni di cassa da 1.900 a 1.500; 1.600 uscite dal personale e ingresso di 800 giovani di cui 200 specialisti Tech e IT.
Il Piano si basa su 7 pilastri:
Consolidamento nel segmento aziende & corporate investment banking e sostegno alla transizione green. In particolare, i nuovi finanziamenti “verdi” a imprese si attesteranno a un livello medio per anno di oltre 10 mld contro gli attuali 8.
Rafforzamento di Wealth Management e Life Insurance. Si attendono complessivamente 215 milioni di ricavi aggiuntivi, di cui 110 dalla raccolta indiretta non assicurativa e 105 derivanti dal Vita, grazie anche alla ridefinizione della gamma di prodotti e servizi.
Estrazione di maggior valore dai deal Assicurazione Danni e monetica. In dettaglio, la crescita delle commissioni di distribuzione per 40 mln nella bancassurance verrà dalla ripresa attesa sul “credit protection”, in linea con gli obiettivi di nuove erogazioni di prestiti, e sul mercato P&C. Si annunciano iniziative per valutare e colmare il gap di penetrazione rispetto al benchmark sulla base clienti, tra cui: tool per il check up assicurativo del cliente; integrazione dell’offerta assicurativa nelle routine commerciali e nella nuova piattaforma di Wealth Management; sviluppo di nuovi prodotti evoluti grazie all’accordo con CA Assurances; massimizzazione della capacità distributiva grazie alla rete di specialisti bancassurance, recentemente rinforzata con una filiera commerciale dedicata.
Sviluppo dell’omnicanalità, dunque: accelerazione delle vendite digitali per portare al 30% la quota di vendite “fully remote” al 2026, dall’attuale 17%, e al 35% dal 28 la percentuale di utenti che acquistano almeno un prodotto online in un anno; evoluzione dell’advisory per incrementare le consulenze erogate da remoto o fuorisede al 35-40% dal 23; rilancio di WeBank come motore di acquisizione prevalente per la clientela digital.
Potenziamento di Tech Innovation, Lean Banking e Cybersecurity con 600 mln di investimenti IT +20% rispetto al triennio precedente, tra cui in IA generativa, che dovrebbero generare circa 90 mln di risparmi sulla “macchina operativa”
Rafforzamento del profilo patrimoniale del Gruppo, lungo 3 direttrici: Credito e Asset Quality, con una ulteriore riduzione dell’NPE ratio al 3% e un costo del rischio di circa 45 pb a fine piano, grazie anche all’attivazione di processi di smart e digital lending; Liquidity e funding strategy, con una crescita in termini di valore nominale del banking book da 38,7 a 41 mld nel 2026 e un peso dei titoli governativi italiani inferiore al 50%; Capitale, col mantenimento di un CET1 ratio intorno al 14%, al netto dell’incremento della remunerazione agli azionisti.
Empowerment di dipendenti e comunità in linea con la vocazione sociale del Gruppo attraverso la creazione, tra le varie iniziative, di una “Academy” per generare valore nei percorsi di crescita professionale e reskilling.
Superati i target del precedente Piano con un anno di anticipo, quello nuovo è “costruito in una logica stand alone – commenta l’AD Giuseppe Castagna -. Dal prossimo anno inizieremo a beneficiare dei risultati delle nostre fabbriche prodotto, in particolare quelle appena finalizzate, così da agire positivamente sulla leva dei ricavi e delle commissioni in un contesto economico che potrebbe vedere una riduzione dei tassi di interesse. Lavoreremo – ha concluso – per essere una banca sempre più competitiva nei servizi digitali e omnicanale per i diversi segmenti di clientela – ha concluso -, rafforzando la nostra proposta di soluzioni, con una speciale attenzione a Pmi e Mid Cap italiane, spina dorsale del nostro sistema produttivo, nei confronti delle quali intendiamo affermarci sempre più come banca di riferimento“.