di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Dopo la costituzione della BCC Veneta in seno al Gruppo Iccrea – e la nascita il prossimo primo luglio di “Bvr Banca Veneto Centrale”, da un’altra importante aggregazione in Cassa Centrale – anche in Toscana sarebbero all’orizzonte fusioni, ancora in casa Iccrea.
Secondo fonti raccolte dal Sole 24 Ore, dovrebbero concentrare l’attuale dozzina di istituti di credito cooperativo attivi nella regione in massimo 5: ChiantiBanca, Banco Fiorentino, Banca Centro Toscana-Umbria, Banca Alta Toscana e Banca Tema; ovvero quelli con più soci e patrimoni più solidi. Del resto Federcasse evidenzia nel 2023 un calo un calo degli impieghi erogati alla clientela in Toscana (9,8 mld, -4,8%), dove il Gruppo ha una quota di mercato del 10,6%; inoltre, sebbene i deteriorati si siano notevolmente ridotti (466 milioni, -30,2%), il loro rapporto con gli impieghi è al 4,5% rispetto al 3,7 di media nazionale.
Stavolta, però, le eventuali aggregazioni non sono volte come negli ultimi anni a dei salvataggi ma, nelle intenzioni, a migliorare l’efficienza operativa degli istituti e incrementare i finanziamenti a famiglie e imprese dei territori.
E visto che le norme regolamentari e di vigilanza non tengono sempre conto della specificità della cooperazione di credito, e del suo valore di asset strategico per il Paese, qualcosa bisogna pur inventarsi per continuare a fare business ed evitare il ristagno.
Non sono rumors ma un atto nero su bianco, da qualche giorno, il progetto di fusione delle ultracentenarie BCC di Treviglio e di Carate Brianza, da sottoporre al CdA della capogruppo Iccrea Banca: i due rispettivi direttori generali, allineati su una identica visione del ruolo economico e finanziario di entrambe le realtà, stanno già predisponendo lo studio di fattibilità che darà origine a una delle maggiori BCC lombarde, con 65 sportelli in 7 province senza sovrapposizioni.
Piccole banche locali crescono insomma, volendo comunque mantenere la distintiva mutualità: in questo periodo c’è senza dubbio un qualche fermento tra i cosiddetti player “di prossimità” o “di comunità”.
Dal primo gennaio è operativa la nuova “Banca per il Trentino Alto Adige, Bank für Trentino-Südtirol” guidata dal direttore generale Gabriele Delmonte, sorta dall’unione fra Cassa di Trento e CR Novella e Alta Anaunia, presente in regione con 47 sportelli e 396 collaboratori. A marzo ha tenuto banco sui media vibonesi le voci di fusione tra Bcc Calabria Ulteriore e Credito cooperativo di Montepaone. Solo per fare qualche esempio, il mese scorso Sandro Donati – appena insediatosi come presidente di BCC del Piceno – ha dichiarato: “Una fusione? Credo sia nel nostro futuro: senza non si riuscirebbe a reggere alla forza delle grandi banche“. Non è finita: ai primi di maggio BCC Roma ha approvato il programma di fusione con CR Agro Pontino. Lato popolari, c’è anche l’operazione in corso tra BAPR e BPSA in Sicilia: sebbene su scala maggiore, in fondo risponde agli stessi macro obiettivi.