27 Dicembre 2024

Bnpl e Crypto i prodotti dell’anno, nel 2025 non ci annoieremo

di Fabio Picciolini, esperto consumerista

L’anno in via di conclusione è stato in chiaro scuro per il credito italiano, perché se da un lato sono state poste completamente alle spalle le conseguenze della crisi pandemica, dall’altro – pur tralasciando l’annosa questione dei cosiddetti “extraprofitti” – non tutto è andato per il meglio.

Il fatto più eclatante è stato il livello raggiunto dai bilanci delle banche che hanno seguito a godere di più che ottima salute grazie a condizioni che, in alcuni casi, sono state per la clientela più gravose di quelle che le sforbiciate della Bce potevano far attendere (peraltro senza alcuna contropartita per le posizioni a favore del cliente). Il taglio dei tassi di interesse di un punto percentuale nel corso del 2024 è stati infatti recepito a rilento e non del tutto dal sistema bancario, e non ha comunque compensato la riduzione dei parametri Euribor e Eurirs.
E’ stato un anno che ha girato in positivo per il credito al consumo che ha raggiunto 180 miliardi di euro (+4,5% annuo a fronte del -1% di media europea). Attenzione particolare deve essere dedicata alla cessione del quinto che ha guadagnato un buon +3%, anche se la vitalità del settore è stata alimentata soprattutto da rinnovi (70%) e ha visto l’aumento del ricorso del comparto privato a tale operatività. Incremento dovuto, probabilmente, a più fattori: aumento dell’occupazione (sebbene non sempre stabile e di qualità), rinnovo di contratti per milioni di lavoratori (con i salari però fermi), acquisti importanti rinviati nel periodico pandemico. Maggior ricorso al finanziamento effettuato, tra l’altro, con molta attenzione visto che in tutti i prodotti lo sviluppo riguarda più il numero di accessi che l’importo delle rate, rimasto invariato e in alcuni casi diminuito.

Ulteriore elemento di riflessione è proprio l’aumento delle operazioni: nonostante i richiami normativi verso una maggiore attenzione alla concessione del credito, è aumentata l’erogazione a soggetti con standing più basso; scelta che può far pensare a un futuro peggioramento della qualità creditizia, per ora smentito dall’aumento solo marginale dei ritardi di pagamento (dall’1,8 al 2,1%) e del vero e proprio deterioramento (stabile al 2,4%).
Mediatori e agenti in attività finanziaria hanno visto crescere al 24% il loro coinvolgimento, specie in prestiti personali e mutui, con qualche miglioramento nel corporate. Incremento dovuto al consolidamento di alcune strutture, attraverso sviluppo interno o acquisizioni, e alla spinta verso le nuove tecnologie (arrivando fino a operatori totalmente digitali) pur mantenendo sempre un rapporto personale. Tutto ciò ha consentito più approvazione delle pratiche presentate e più attenzione nei confronti degli utenti.
Se si passa però dal credito al consumo al credito nel suo complesso, il 2024 non è stato un anno positivo. La concessione di prestiti è diminuita, in particolare per le imprese che hanno faticato a finanziarsi attraverso il sistema tradizionale e si sono rivolte sempre più verso le piattaforme online, soprattutto estere, e verso il private banking, settore scarsamente regolamentato e quindi da frequentare con attenzione.

Sono stati 2 i prodotti dell’anno, buy now pay later e crypto attività: il primo ha avuto aumenti a due cifre mese dopo mese, il secondo ha fatto un timido ingresso attraverso alcuni intermediari esteri. Soffermandoci solo sul Bnpl: è un fattore di inclusione finanziaria, ha avvicinato i giovani (millenial e generazione Z) al credito e consentito l’aumento pur non eclatante dei consumi, con vantaggio anche per i merchant. Ma gli aspetti positivi non possono far tacere quelli negativi. Il più importante è il rischio di sovraindebitamento visto che, pur per piccoli importi, la media di utilizzo è di 5 operazioni aperte contemporaneamente, spesso sommate a mutuo e/o carta di credito. L’altro elemento è la mancanza di una precisa regolamentazione. Una carenza che neppure la futura CCD2 ha chiarito fino in fondo, avendo lasciato la palla ai singoli Paesi.

Il 2024, infine, si sta chiudendo con i “fuochi d’artificio” per quanto riguarda l’assetto del sistema bancario nazionale. Su tutti l’affaire Unicredit/Banco BPM, con quest’ultima che ha lanciato a sua volta un’offerta su Anima Sgr per entrare direttamente nel settore assicurativo, superando l’attuale struttura di bank insurance. Mosse che potrebbero modificare l’assetto italiano, finora definito “foresta pietrificata”. Assistiamo da un lato al proseguimento della chiusura di filiali bancarie, dall’altro all’attivismo di molte banche medie, che stanno acquistando sportelli o intermediari in via di dismissione da parte di gruppi bancari, per rafforzare o entrare in aree non ancora coperte.
L’anno che sta per chiudersi è stato molto vivace ma, probabilmente, meno di quello che sarà il 2025. Il prossimo anno entreranno in vigore molte nuove norme: quelle riguardanti il mondo digital, antiriciclaggio, intelligenza artificiale, i rinnovati accordi di Basilea, il recepimento della nuova Direttiva sul credito ai consumatori e l’approvazione, almeno a livello europeo, della Direttiva per i contratti di credito relativi a beni immobili residenziali. Insomma, se il 2024 è stato un anno vivace certamente il 2025 non ci farà annoiare.

Fabio Picciolini: “A metà 2025 il banco di prova della nuova Direttiva sul credito immobiliare”

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